Nei tre giorni del primo ponte dellâautunno, tra il 31 ottobre e il 1 novembre 2021, Fondazione Torino Musei ha registrato un flusso di visitatori che riconferma la âvoglia di culturaâ che la pandemia ha ostacolato per mesi. Fondazione Torino Musei ha accolto 9.147 visitatori, in particolare 4.852 a Palazzo Madama â Museo Civico dâArte Antica, 3.194 alla GAM â Galleria Civica dâArte Moderna e Contemporanea e 1.101 al MAO Museo dâArte Orientale.
Da domani, 3 novembre, la GAM â Galleria Civica dâArte Moderna e Contemporanea di Torino rinnova la proposta espositiva, con âUna collezione senza confini. Arte internazionale dal 1990â, a cura di Riccardo Passoni, che rinnova lâallestimento della permanente, e âLuigi Ontani. Alam Jiwa & Vanitasâ, a cura di Elena Volpato (fino al 30 gennaio).
La GAMÂ rinnova lâallestimento delle collezioni permanenti del Contemporaneo con un nuovo percorso che presenta 33 grandi artisti della scena artistica internazionale.
âUna collezione senza confiniâ, ha spiegato lâistituzione, nasce dalla volontĂ di dare visibilitĂ a una importante selezione di opere del patrimonio del museo focalizzando lâattenzione su 56 opere, molte delle quali non hanno avuto negli ultimi anni la possibilitĂ di essere esposte al pubblico, se non per brevi periodi. Nel corso del tempo il museo ha raccolto opere di grande importanza, e tutti i lavori oggi esposti fanno riferimento alla storia recente di acquisizioni: sono giunti in museo negli ultimi ventâanni attraverso diversi canali, dalle scelte effettuate ad Artissima o nellâambito delle acquisizioni annuali, entrambe rese possibili grazie al contributo determinante della Fondazione per lâArte Moderna e Contemporanea CRT, alle opere entrate a far parte della collezione in seguito a serie espositive, quali ad esempio il ciclo di mostre dal titolo Avvistamenti nei primi anni 2000, oltre a doni e acquisti miratiÂť.
ÂŤLâesposizione â ha proseguito il museo â offre anche lo spunto per dimostrare come il museo abbia perseguito negli anni un percorso di internazionalizzazione avviato con successo allâindomani della seconda guerra mondiale. Lo sguardo e lâinteresse verso lâarte straniera prese inizio dal 1948 con lâacquisizione di Dans mon pays di Marc Chagall alla Biennale di Venezia, per poi proseguire coerentemente con gli indirizzi internazionali nei decenni successivi, come giĂ dimostrato con la mostra Strangers. Tra informale e pop dalle collezioni GAM, realizzata nel 2012.
Dopo 10 anni da quella prima testimonianza, la GAM oggi presenta Una collezione senza confini con una prospettiva completamente diversa: nella dimensione globale in cui siamo ormai giunti a percepire la nostra presenza, grazie alla circolazione delle notizie, delle opere e delle persone e per il moltiplicarsi delle occasioni di viaggi ed esposizioni a livello mondiale, è diventato difficile, se non impossibile, stabilire i confini entro i quali operare sul fronte dellâaccrescimento internazionale della collezione.
Se, fino a pochi decenni fa era normale aprirsi allâarte parigina soprattutto e poi americana, nel corso degli ultimi 25-30 anni sono entrate nella collezione della GAM opere di artisti certamente europei, ma si sono accolte anche opere provenienti da culture e linguaggi espressivi diversi: dalla Cina, Cuba, Africa ad esempio, ormai elevate a stima globale grazie ai principali eventi espositivi, come Documenta, Biennali e Triennali internazionaliÂť.
Nel percorso espositivo sono presenti opere di Marina AbramoviÄ, Georg Baselitz, Chen Zhen, Christian Boltanski, Cecily Brown, Pedro Cabrita Reis, Matt Collishaw, Tony Cragg, Mark Dion, Liam Gillick, Antony Gormley, Laurent Grasso, Carsten HĂśller, Alfredo Jaar, Ilya e Emlia Kabakov, Kcho, William Kentridge, Terence Koh, Anselm Kiefer, Jim Lambie, Marcos Lutyens, Mona Marzouk, Aleksandra Mir, Tracey Moffatt, Hermann Nitsch, Albert Oehlen, Cornelia Parker, Tobias Rehberger, JuliĂŁo Sarmento, Sean Scully, Kiki Smith, Hannah Starkey, Jessica Stockholder.
Con questa mostra le opere contemporanee entrano per la prima volta nello spazio chiamato Wunderkammer.
ÂŤOntani (Vergato, 1943) â ha ricordato il museo â è andato creando attorno sĂŠ numerose Camere delle meraviglie, a partire dalla fine degli anni Sessanta quando compose la sua Stanza delle Similitudini. Per tutta la vita ha ridisegnato sin nei minimi dettagli decorativi lo spazio dei suoi diversi studi e delle sue abitazioni. Ha fatto delle sue opere una proliferazione pervasiva di simboli e forme con cui dare vita a un microcosmo intriso del suo immaginario.
Anche questa mostra è un ambiente-mondo attraversato da unâunica ghirlanda allegorica di innumerevoli figure e significati, sacri e profani, della cultura dâOriente e dâOccidente. Sono simulacri intrecciati tra loro per principio di analogia e per gusto sincretico che si rispondono da un capo allâaltro della stanza prendendo di volta in volta forma di scultura, di fotografia acquarellata, di immagine lenticolare, di maschera, di burattini da teatro dâombre o di acquerelloÂť.
ÂŤVi sono esposte piĂš di 130 opere su carta alle quali Ontani ha rimesso mano negli ultimi due anni, ultimando e dipingendo disegni a china realizzati negli anni Ottanta e Novanta. â Ha proseguito lâistituzione â Il corpus si compone di diverse serie. Molti sono nudini tracciati dal vivo, di fronte al modello, ma nessun naturalismo ha spazio in queste opere. Le linee vi si intrecciano leziose. Si attorcigliano e tornano, narcise, su sĂŠ stesse.
Tutto è elegantemente calligrafico, esotizzante di arzigogoli. Gli arti dei ragazzi ritratti si metamorfizzano in zampe di Ganesha, in uova dorate, in foglie di ontano, in code di tritone. Anche il fiore sensuale dellâAlam Jiwa, da cui lâesposizione prende il titolo e di cui Ontani adorna una serie unitaria di 18 acquerelli, è trasfigurazione di se stesso. [âŚ]
Alam Jiwa significa in balinese Natura dellâanima. Lâunione, nel titolo, di quel nome con la parola Vanitas appare come una voluta ripetizione di significati simili. La natura dellâanima è quella di essere soffio, anemos, vento. E non diversa è la natura della Vanitas la cui insistita iterazione in Vanitas vanitatum et omnia vanitas è, nel dettato originale ebraico, la ripetizione di hebel: soffio, vuoto, perfetto nulla. Un soffio dĂ la vita, la vita è un soffio. Forse è questa la veritĂ -vanitĂ , bifronte e contraddittoria, che si può scorgere iscritta, come una cifra nascosta, tra le sinuose linee dellâopera di OntaniÂť.
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