Sandro Mele, allestimento mostra Paradigma, Albumarte, 2020. Ph. Luis Do Rosario, courtesy AlbumArte
Inaugura oggi, 23 settembre, presso AlbumArte la mostra “Paradigma” di Sandro Mele (1979, Melendugno, Lecce), a cura di Raffaele Gavarro.
La lezione sulla Costituzione di Piero Calamandrei risuona negli spazi della galleria come eco riflessa nei 75 ritratti dei componenti della Commissione per la Costituzione.
La mostra è un impegno attivo e presente, memore di una cultura politico-sociale che ha condotto alla Costituzione, una riflessione sul quotidiano, su quanto dell’esplicitato rapporto con il passato contribuisce e agisce nel tempo che attraversiamo e su ciò che è già azione futura.
«In questa galleria di ritratti degli uomini e delle donne che hanno dato vita alla Costituzione mi interessava trasmettere l’idea dell’assemblea riunita che dichiara la propria indignazione per quanto accaduto ai danni della Costituzione, dei diritti e della sovranità popolare. Per questo ho coperto gli occhi di tutti i Costituenti, attivando una riflessione sull’etica e la responsabilità della condotta e azione politica attuale, ancor più netta di fronte a questo consesso»: il contributo al progresso sociale dalle parole di Calamandrei si propaga nelle iniziative del Comitato del quartiere La Certosa di Roma, Tor Pignattara, che risponde al degrado e all’abbandono istituzionale con l’organizzazione di “Scioperi alla Rovescia” e il recupero di aree verdi abbandonate, riqualificate e restituite ai cittadini.
«Tratto sempre realtà che mi riguardano direttamente. Il legame con il Comitato del quartiere di Villa Certosa, luogo dove c’è il mio studio, è nato naturalmente dalla stima e dalla rispondenza di idee e principi, dall’amore per il territorio in cui vivo e lavoro.
Il mio impegno al fianco del Comitato è veicolato in una video installazione in cui gli stessi protagonisti raccontano il loro impegno quotidiano. Elaborazione sonora, fotografia, narrazione entrano in dialogo immersivo con l’osservatore e con lo spazio».
Sandro Mele riporta al centro la piazza e la protesta attraverso 33 caschi da motociclista, simbolo della manifestazione, ricolmi di piante dai fiori rossi, linfa attiva che cresce alimentando lo spirito collettivo. «Il mio percorso artistico muove da una passione e una necessità politica, attraverso l’arte do forma e corpo al mio impegno sociale. Il casco rappresenta un simbolo fortissimo: la piazza e la libertà di manifestare il proprio pensiero, un diritto fondamentale in uno stato democratico. Li ho girati e riempiti di terra su cui vengono coltivate piante e fiori rossi, portando l’attivismo collettivo all’interno degli spazi della galleria in un silenzio in cui risuonano le lezioni di Calamandrei sulla Costituzione, espressione più alta per la tutela e lo sviluppo della dignità umana», ha spiegato Sandro Mele.
La mostra, come racconta il curatore Raffaele Gavarro, è stata pensata e progettata prima della pandemia, andando inesorabilmente a legarsi alla situazione che vivevamo e che viviamo: «All’indomani del lockdown, nell’immaginare la ricostruzione post Covid, spesso è stata invocata una similitudine con il dopoguerra, chiaramente rintracciando delle analogie tra le due situazioni, ma anche spinti dalla necessità di trovare un modello per superare il trauma della pandemia e della quarantena che tutt’ora viviamo. Questa rimemorazione crea un cortocircuito con i 75 componenti della Commissione per la scrittura della Costituzione, presenti lungo le pareti con i loro ritratti dallo sguardo occultato. Dopo aver votato appena due giorni fa una modifica alla Costituzione, la visione dei Costituenti, richiamati al presente, si fa più tensiva e si unisce al discorso sulla Costituzione di Calamandrei, all’installazione Piazza e al suo simbolico oggetto di difesa, il casco, ma anche all’azione della comunità del Quartiere di Villa Certosa a Roma. L’arte di Sandro Mele è “un’arte che è politica” perché mostra, para-dèigma, la necessità del cambiamento divenendo essa stessa modello pienamente rappresentativo di questa occorrenza».
In questi anni abbiamo avuto modo di vedere come il respiro politico impegnato e autentico, di cui parla Calamandrei, abbia preso forme acute e vivaci nelle iniziative di AlbumArte, e ne troviamo conferma nelle parole di Cristina Cobianchi, che lo dirige: «Molti nostri progetti si impegnano nel diffondere, oltre alla dimensione prettamente artistica, un messaggio politico e sociale preciso, che si schiera contro il pregiudizio di genere e l’ingiustizia sociale. Riguardo invece a cosa ci sta succedendo, profondamente turbati dalla pandemia, alla riapertura dello spazio abbiamo cercato di riflettere, in un primo momento sulle reazioni del nostro quotidiano interiore, sull’angoscia provata e sul comune senso di spaesamento, con una prima mostra intimista (“Allegra ma non troppo” di Sonia Andresano), ora, con “Paradigma”, ne parliamo in modo politico e sociale, perché abbiamo visto molti diritti lesi e perché vogliamo riattivare il senso della comunità e dialogare con il suo disagio. È bellissimo ascoltare l’audio di Calamandrei, con quel suo modo di parlare chiaro, semplice, ma anche coraggioso e schietto, come avevano molti dei Costituenti e sentire che qualcosa di quello che invita a fare per essere cittadini responsabili, noi stiamo tentando di portarlo avanti».
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