Un paio di piedi, perfettamente scorciati. Una parte resta in ombra, a prima vista. Ed è strano, perché la fonte di luminosa nel quadro sembra essere unica e inondare con omogeneità quasi artificiale l’intera scena. Ancora più strano è che i piedi si trasformano, sotto i nostri occhi increduli, e diventano un bel paio di scarponcini scuri con tanto di stringhe. L’effetto sorpresa è immediato, e con esso si scatena in chi guarda un senso profondo di disagio, persino di fastidio.
Tutta la vastissima produzione di Renè Magritte mira a creare questo effetto, non senza un compiaciuto gusto dello scherno. Genuinamente surrealista è la passione dell’artista per la creazione di accoppiamenti strani e incongrui, che spiazzano nella loro ostentata banalità: egli stesso afferma che la sua maniera di dipingere è assolutamente accademica e che l’unica cosa interessante è ciò che mostra.
Il repertorio iconico del pittore belga è estremamente circoscritto e subito riconoscibile: nelle sue tele si incontrano con irritante frequenza pipe, quadri al cavalletto, borghesucci in bombetta. Ma straordinario è il modo in cui tali oggetti vengono combinati, il contesto della loro presentazione sulla tela.
Così sassi e signori ben vestiti si ritrovano a levitare leggeri e ignari con la stessa credibilità che avrebbero se stessero ben piantati a terra, dove solitamente stanno. Ogni oggetto si decontestualizza, perde il significato che gli è solito e ne acquista qualsiasi altro, secondo la nostra immaginazione.
Magritte fa della pittura una forma di conoscenza, un invito irresistibile a cercare nuovi e più profondi significati nelle cose che incontriamo ogni giorno, per abitudine o grazie, come già in Marcel Duchamp, al caso. A volte è la nostra stessa capacità logica che sovrappone alla realtà percepita visivamente altre immagini pensate, che ne completano la comprensione oltre l’apparenza.
Il risultato di tale sovrapposizione è
Quest’ultima, poi, non è certo chiarificata dal titolo, che semmai complica di più le cose. Ogni indicazione verbale che l’artista aggiunge alle sue opere, infatti, è sempre oscura, tanto da rimanere il più delle volte un enigma irrisolvibile, specialmente a causa del fatto che l’artista si rifiutò sempre (tranne nella corrispondenza con l’amica Susy Gablick) di spiegare i motivi dei suoi quadri e la scelta di titoli tanto inappropriati.
Tanta ostinazione ha certo un valore di un’aperta sfida, di un volontà forte di sovvertire l’estetica “ufficiale” e le convenzioni che per tanto tempo l’hanno condizionata.
bibliografia essenziale
Noel, Bernard, Magritte, Alauda Editoriale
Meuris, Jacques,Magritte, Taschen, 2004.
Magritte, Renè, Tutti gli scritti, Feltrinelli, Milano, 1979
Foucault, Michel, Questo non è una pipa, Milano 1988
Sylvester, David, Magritte, Allemandi/Menil Foundation, Anversa-Torino, 1992
René Magritte
Il modello rosso
1935
Olio su tela, cm 56 x 46
Paris, Musée National d’Art Moderne
cristina babino
[exibart]
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