Categorie: parola d'artista

exibinterviste – la giovane arte | Caterina Notte

di - 13 Febbraio 2004

Dalle immagini fisse e claustrofobiche degli inizi, agli spazi aperti della recente produzione video. Quanto è cambiata Caterina Notte? Com’ è arrivata al video?
In questi pochi anni sono cambiate molte cose, ma soprattutto si è consolidata la certezza che la mia esperienza potesse servire non solo a me stessa. Così dopo gli esperimenti sulla mia immagine immateriale e la rea<IMG alt= "CATERINA NOTTE – Pangea Trilogy, modeltypichal gravity, still da video 2003″ hspace =11 src =”/foto/33406.jpg” align=right vspace=7 border=0> zione di fronte ad essa, lo spazio si è esteso includendo chi mi stava intorno. Oggi sento più forte il bisogno di far partecipare le persone alle mie idee. Spesso osservo le loro reazioni, ed è un fatto curioso e straniante al tempo stesso. Tutti i protagonisti delle mie opere video così come degli ultimi progetti si muovono inconsapevoli dell’obiettivo, chiusi in una realtà con percorsi prestabiliti, alla ricerca di una spontanea e naturale via d’uscita.

In quali termini ritieni che la tua esperienza possa servire agli altri? Stiamo parlando di utilità sociale dell’arte?
Beh, per ciò che mi riguarda, direi molto più semplicemente che un’operazione d’artista forte e in un certo senso “invasiva” nei confronti di un soggetto innesca una serie di reazioni. Lo scopo di un artista dovrebbe essere quello di riuscire a comunicare ciò che sente, stimolando le persone a nuove considerazioni, punti di vista. Sono soddisfatta quando ci riesco.

Hai spostato l’obiettivo da te agli altri appunto, ai bambini soprattutto. Quasi fossero la metafora di una condizione esistenziale primordiale. Qual è il loro ruolo nel tuo immaginario creativo?
I bambini sono liberi dalle sovrastrutture e dagli schemi in cui di solito gli adulti amano rinchiudersi. Per questo trovo la loro reazione e comportamento più interessanti.
Sono degli attori con molte sorprese: non fanno troppe domande e propongono soluzioni inaspettate. E’ molto elettrizzante lavorare con loro. Prima ti mettono in una situazione quasi imbarazzante nel convincerli a partecipare, poi ti ritrovi lì con la camera a corrergli dietro…

Quattro sono i video che sinora hai realizzato. Tutti strettamente legati tra loro e caratterizzati dalle difficoltà ostative dei protagonisti…
I video realizzati finora rappresentano dei cicli che, concatenati tra di loro, si ripresentano a tappe. La storia dello sviluppo umano, socialmente ed economicamente, è costituita da periodi brevi o lunghi. L’impossibilità è solo una condizione relativa ad ogni singola fase. L’insieme dei cicli è invece narrativo, racconta una storia e ha una fine aperta che in realtà non è altro che un nuovo inizio.

In Pangea Trilogy e Hidden la ricerca sull’identità, che caratterizza la tua produzione, presenta un taglio sociologico, attraverso il ritratto degli abitanti del tuo paese.
Com’è nato questo progetto? Ed in quale misura ritieni che le scienze sociali possano essere influenti sulla ricerca di un artista?

Hidden è il mio primo progetto “collettivo” – ancora in fase di realizzazione – nato quando mi sono resa conto per la prima volta di quanto un soggetto possa subire la “forza di gravità” del posto in cui vive, al punto tale da lasciarsi condizionare ingenuamente nelle scelte di vita. Studiando i soggetti che faranno parte di Hidden, mi sono trovata catapultata in una visione sociale di un gruppo che gradualmente si allarga fino a divenire umanità. Gli studi condotti dalle scienze economiche chiariscono le relazioni di interdipendenza tra gli individui, i gruppi, gli insiemi dei gruppi ed i perché dei loro bisogni.
Insomma è chiaro che una ricerca è tanto più veritiera quanto più comprende diversi livelli di lettura. E così è nato Pangea Trilogy: un lavoro che riflette sulla scelta e sul bisogno come elementi primari della vita dell’individuo e del gruppo.

Quindi un’ analisi sociologica. Tu invece parli di teorie economiche. Che tipo di ricerca in tal senso hai condotto prima di tradurla nel tuo lavoro?
A volte questi due fattori sono strettamente connessi. E comunque l’osservazione e lo studio hanno una parte fondamentale nella mia ricerca artistica. Ho sempre cercato dei fili diretti con altre discipline, e in questo caso l’economia è stata una base di partenza importante, perché come scienza mira ad un risultato globale approfondendo tematiche individuali come il bisogno, la scelta, il benessere, che sono gli elementi portanti del mio ultimo lavoro.

Dove ancora condurrà il tuo percorso? Quali altri progetti hai in cantiere?
Beh…posso dire che mi sento proiettata verso luoghi a me non familiari allo scopo di conoscerli. Non posso stabilire una direzione precisa, vedo il mio lavoro come una continua progressione, con approcci diversi a seconda delle varie operazioni. Varie situazioni mi porteranno a lavorare all’estero, ma per il momento preferisco non parlarne.


bio
Caterina Notte nata ad Isernia nel 1973, vive e lavora a Roma.
Tra le sue mostre ricordiamo: Pangea Trilogy, Monitor Contemporary Art, Roma
e Monitor (doppia personale) AOC, Roma 2003 . E alcune collettive, tra cui: DOPPIAVÙ, Palazzo delle Papesse, Siena2002; CRONASTORIE, Galeria Bellas Artes, Santiago del Cile 2003, e nel 2004 “Italia&Cile”artisti emergenti a confronto, IILA, Roma e Our Personal Vision, Futura Gallery, Praga.

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<a href="http://www.exibart.com/notizia.asp?IDCAtegoria=76&IDNotizia=2680

federica la paglia

[exibart]

Visualizza commenti

  • Bellissimi i lavori in mostra di Caterina.
    Li trovo veramente emozionanti e particolari.Ciao

  • Che belle opere! Vorrei vedere anche il video però!
    Complimenti a Exibart che ci presenta sempre dei validi artisti.
    Ciao

  • nonostante tutto abbiamo ancora il pollice opponibile solo sulla mano. Aspettiamo con ansia l'opponibilità anche nelle dita del piede....lo studio legale massimo&massimo,nonostante tutto,è perfettamente consapevole delle proprie precarie condizioni professsionalyj...e xy..In realtà è questo il motivo che ha fatto risvegliare, nei collaboratori del predetto studio, il velleitario e patriottico dovere capitalino afferente la affezione nei confronti di questa giovine artista.

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