Categorie: parola d'artista

exibinterviste | la giovane arte: Marinella Senatore

di - 18 Luglio 2003

Dall’Accademia delle Belle Arti di Napoli alla Scuola Nazionale di Cinema. Come è avvenuta questa decisione?
L’Accademia di BB.AA e la Scuola Nazionale di Cinema (ex Centro Sperimentale di Cinematografia), sono due strutture assolutamente diverse.
In accademia avevo fatto una serie di esperienze e utilizzato diversi linguaggi, fra i quali la fotografia e il video; frequentare la Scuola Nazionale di Cinema mi sembrava importante per capire e approfondire il linguaggio audiovisivo.
Il centro è strutturato in vari corsi che preparano ad una specifica competenza all’interno del lavoro cinematografico e permette di comprendere dall’interno e dalla sua struttura più profonda – non solo tecnica- la realizzazione di un audiovisivo in genere. Le competenze professionali che avrei acquisito lavorando come operatore, e l’eventuale utilizzo di queste per la mia ricerca artistica, sono state le motivazioni fondamentali per la scelta di frequentare il Centro Sperimentale.

Hai iniziato a lavorare con la fotografia e subito dopo ti sei dedicata alla progettazione di installazioni ambientali, focalizzando l’attenzione sull’utilizzo della luce. Quanto incide la tua esperienza di direttore della fotografia? E come realizzi questi progetti?
La luce è sempre stato uno degli elementi più importanti nella mia ricerca e sicuramente la chiave comune a tutti i linguaggi che mi interessano; lo studio dell’illuminazione cinematografica e teatrale è stato, infatti, anche alla base della scelta di frequentare la Scuola di Cinema.
La creazione di atmosfere è uno dei dati principali del mio lavoro, e fotografare o installare – illuminando gli ambienti come un direttore della fotografia fa su un set – è molto importante.
Ricreare una precisa condizione atmosferica, fornire le coordinate tramite la luce per identificare una particolare ora del giorno (costruire un interno notte, un interno tramonto, ecc…), dosare le quantità luminose, determinare le direzioni dei fasci e adoperare proiettori diversi e gelatine, sono tutti componenti propri della pratica cinematografica, che trasporto nello sviluppo dei miei progetti.
Le installazioni, in particolare, acquistano un carattere che definisco ‘fotografico’, proprio perché della fotografia conservano aspetti sostanziali, come l’inquadratura, la scelta dell’obiettivo e l’illuminazione.
Ogni installazione è infatti concepita come un’inquadratura di uno spazio preciso e le dimensioni dell’ambiente da ricreare sono valutate rispetto ad un particolare taglio ottico:totale, dettaglio, mezzo campo, ecc…

La tua poetica è intrisa di autobiografia. I lavori che realizzi assumono la dimensione di piccole epifanie, o in altri casi, srotolano strane coincidenze. In che modo traduci questi elementi privati nello spazio espositivo?
La ricostruzione di particolari giorni della mia vita e la ricreazione della luce di momenti privati, ripresi dalla mia biografia, è alla base del mio lavoro sullo spazio; la grammatica cinematografica, coi suoi elementi specifici per la costruzione di storie -oltre che di spazio e tempo- mi è utilissima.
Nella mia prima mostra personale presso la T293 di Napoli, ad esempio, ho scomposto la visione di un unico spazio (una camera illuminata con la luce della luna proveniente da una finestra) in due differenti inquadrature -più dettagliatamente un “Campo” e un rispettivo “Controcampo”- disposte in due spazi differenti della galleria. In tal modo l’occhio dello spettatore montava le due inquadrature ed operava una percezione dello spazio in una successione prestabilita, proprio come avviene nel montato cinematografico
La memoria opera delle selezioni inevitabili, sia nella scelta dei singoli elementi, che nella minore o maggiore importanza che questi acquisiscono; il ricordo, ma anche le probabilità, il caso, le coincidenze, gli intrecci di storie, talvolta, solo apparentemente biografiche, sono tutti elementi sui quali intendo lavorare.


Attualmente molta produzione di videoarte sembra rivolgersi al mondo del cinema e del videoclip. Non si tratta semplicemente di riferimenti letterali bensì di una logica strutturante che soggiace ai lavori; un diverso immaginario che condiziona inevitabilmente la sensibilità contemporanea…
Sono convinta che in questo momento ci sia una forte attenzione al linguaggio cinematografico e soprattutto ai suoi elementi costruttivi fondamentali, e trovo tutto questo un grande arricchimento per la video arte e la produzione artistica in genere.
Guardo molto cinema e fotografia -anche non contemporanei-… e vi trovo una grandissima fonte di stimolo; penso a operazioni interessanti come certo cinema cinese contemporaneo, alla costruzione filmica anglosassone…e in generale alla produzione cinematografica più varia, anche documentaria.
La sintassi propria del cinema, coi suoi elementi fortemente codificati, credo che offra tutta una serie di possibilità ulteriori per la costruzione di un prodotto video e di immagini in senso ampio.


…il linguaggio della videoarte e quello del cinema devono rimanere ben distinti per evitare sovrapposizioni fuorvianti?
Questo è uno degli aspetti del mio lavoro che intendo approfondire; sono sicura che degli ambiti specifici esistano e credo che riguardino soprattutto l’elemento narrativo.
Il cinema, con tutte le parti delle quali si compone, penso continui ad avere una peculiarità rispetto agli altri linguaggi, proprio per quel che riguarda la narrazione, o almeno un tipo di narrazione sicuramente.
Utilizzo moltissimo la voce fuori campo che credo, insieme al dialogo, sia uno degli elementi più forti in tal senso; mi interessano tutte le sfumature che può acquisire, i cambiamenti di tono, le infinite possibilità di tipologia di racconto che offre.


Un altro elemento che caratterizza il tuo lavori è quello sonoro. In che misura intendi sviluppare questo aspetto?
Per i miei lavori collaboro molto strettamente con alcuni fonici e sound designer. Il suono acquista sempre più importanza nella mia ricerca.
Nel video I’ll never die ogni elemento sonoro – anche i semplici ambienti di sottofondo- è stato volutamente ricreato in post produzione, senza alcun momento di presa diretta.
In generale nei miei lavori procedo come in una produzione cinematografica…mi avvalgo della collaborazione di una ridottissima troupe, e ogni lavoro parte da una sceneggiatura dettagliata sia visiva che sonora.
In questo momento mi interessa moltissimo la creazione di atmosfere, e intendo lavorare per questo sia con l’immagine che con il suono

Hai in cantiere qualche progetto
Sto lavorando ad alcune installazioni e tra qualche giorno comincerò a girare il prossimo video del quale sto ultimando la sceneggiatura; si tratta di un lavoro che utilizzerà probabilmente più schermi, con diversi attori, una grande attenzione per il sonoro (credo che tutta una parte della narrazione procederà solo con l’audio, senza alcuna immagine e prevedo diversi momenti di presa diretta del suono…) e una struttura narrativa molto forte.
Anche se non è assolutamente il fine ultimo della mia ricerca, ma piuttosto un ulteriore strumento, intendo lavorare proprio sulla sintassi, utilizzando diverse forme di racconto, composizione delle inquadrature e montaggio.

bio
Marinella Senatore è nata a Cava de’ Tirreni nel 1977, attualmente vive e lavora a Roma. Ha partecipato a diverse mostre collettive e rassegne video tra cui ricordiamo: 2003 Signs of light a cura di S. Verri e P. Capata; Videorassegna PLAY, Care Of, Milano (a cura di L .Aiello e T. Fattapposta, con testo critico di M.Chini); 2002 Space is the place, TPO, Bologna, (a cura di M.Altavilla); 2001 Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo, Sarajevo; Fotoesordio, Palazzo delle Esposizioni, Tor Vergata, Roma.
Nella primavera del 2003 ha tenuto la prima mostra personale presso la galleria T293 di Napoli.

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Fotoesordio 2000

marco altavilla

L’exibintervista della prossima settimana sarà dedicata a Paolo Angelosanto

exibinterviste_la giovane arte è un progetto editoriale a cura di paola capata

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  • Bene, bene se non altro fà piacere che la gente in cui hai creduto continui per la sua strada. Si, la mia bambolina japanese matura a vista d'occhio e ciò in fin dei conti è meraviglioso...

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