Categorie: parola d'artista

exibinterviste la giovane arte | Paolo Schmidlin

di - 30 Gennaio 2004

Come sei diventato un artista? Cosa è stato davvero determinante? In questo momento della tua vita stai facendo quello che hai effettivamente scelto o fai questo lavoro per cause fortuite?
E’ stata un’esigenza di espressione coltivata da sempre. Determinanti sono stati alcuni stimoli ambientali e culturali. Sto facendo un lavoro che ho scelto e mi appassiona e… non nego una certa dose di fortuna.

Solitamente spetta ai critici sintetizzare e descrivere la ricerca di un artista. Se dovessi invece sinteticamente, in tre righe, definire la tua arte come faresti?
E’ dare forma ad un’ idea. Attraverso la materia riesco a dare corpo a dei fantasmi.

Un tuo pregio e un tuo difetto.
Il non essere arrivista. E’ sia come pregio che come difetto.

E nella vita?
Il senso critico: nella valenza positiva può essere spirito di osservazione e creatività; in negativo diventa intolleranza.

Una persona davvero importante attualmente per il tuo lavoro?
Il critico che maggiormente mi segue in questo momento.

Sei soddisfatto di come viene interpretato un tuo lavoro? Chi l’ha interpretato meglio e chi invece ha preso una cantonata? Che rapporto hai con i critici e con la stampa?
E’ sempre interessante dare ascolto alle varie interpretazioni, sia quando colgono il mio pensiero che quando sembrano distanti; capita che, riflettendoci, mi si rivelino aspetti del lavoro di cui non ero ancora cosciente. Con critici e stampa ho un buon rapporto. Mi fa piacere interloquire e rendermi disponibile.

Che rapporto hai col luogo in cui lavori. Parlaci del tuo studio…
Sono affezionato al mio studio, luminoso ed affacciato su un bellissimo parco. Non è grande e può sembrare irrazionale, ma rispecchia il mio mondo e i miei interessi; mi fa piacere che sia anche un luogo di incontro.

Quale è la mostra più bella che hai fatto e perché?
“La scultura colorata – Il colore del vero” al Museo della Permanente di Milano (2001): una piccola mostra storica molto colta e curata. In quest’occasione ho avuto il privilegio di esporre a fianco ai più importati nomi della scultura, da Luca Della Robbia a Lucio Fontana. Però anche la mostra “Sui generis” al PAC non era male…

Quanto influisce Milano con la tua produzione? E’ indifferente? Preferisci girare di città in città o lavorare sempre nel solito posto?
La città in cui vivo offre molti spunti al mio lavoro. Qui inoltre ho i miei archivi,i miei fornitori ed i miei punti di riferimento. Non riuscirei a lavorare altrove. Quando ci ho provato ho concluso pochissimo…

Ormai consacrati Cattelan e Beecroft, tra i giovani artisti italiani chi secondo te ha delle chance per emergere sulla scena internazionale? Chi invece è sopravvalutato?
L’emergere sulla scena internazionale contemporanea non dipende dalla qualità del lavoro ma dall’abilità nel promuovere se stessi. Molte volt , ormai, è davvero una questione di marketing e pubbliche relazioni. Perciò mi riesce difficile fare dei pronostici; comunque apprezzo molto il lavoro di alcuni miei colleghi, ad esempio Silvia Levenson, Fuvio di Piazza, Livio Scarpella…
Quanto ai sopravvalutati forse citerei proprio la suddetta Beecroft, ma anche Vezzoli.

La politica culturale italiana e il sistema privato dell’arte. Per un giovane artista cosa significa rimanere in Italia, produrre, investire, costruire qui?
E’ un interrogativo che non mi pongo; colgo le occasioni che mi interessano e cerco di fare il mio lavoro nel migliore dei modi. Sono un po’ un “outsider”…

massimiliano tonelli

[exibart]

Visualizza commenti

  • Io adoro il lavoro di Paolo.. ehem.. che prima o poi si possa fare uno scambio di opere? compliments!
    silvia

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