Categorie: parola d'artista

talent hunter | T-yong Chung

di - 17 Febbraio 2009
Comincerei col curiosare tra i tuoi interessi. Che libro hai letto recentemente?
The Sign and the Seal di Graham Hancock, un libro d’archeologia contemporanea, e Revolutionary Wealth di Alvin e Heidi Toffler, un libro di scienze sociali. Generalmente leggo libri di storia, archeologia, scienze sociali, scienza e filosofia.

Che musica ascolti?
Porto sempre con me un lettore mp3. L’ho comprato due anni fa, ci ho caricato musica di tutti i generi, classica, pop, metal, jazz, elettronica e ballad, che ascolto sempre random. A volte ascolto Chopin subito dopo i Rage Against the Machine, o le ballad coreane subito dopo James Brown. Ora vorrei avere un giradischi da mettere nel mio studio. Mi piacerebbe collezionare dischi.

Quali sono le cinque città che consiglieresti di visitare e perché?
Mi piacciono le città portuali perché mescolano varie culture, sono piene di vita, mi fanno provare una sensazione esotica e mi piace anche mangiare il pesce… La città che amo di più è Busan, che è una delle più importanti città della Corea del Sud, e poi adoro Napoli. Per me è una città straordinaria. È come se fosse un luogo da fumetto. I colori sono forti e brillanti, i palazzi in stile barocco e rococò sono meravigliosi, e poi si mangia benissimo ovunque. Vado spesso anche a Londra, una città che mi arricchisce sempre di cultura contemporanea. Non sono ancora stato a Teotihuacan in Messico, ma un giorno ci andrò. Mi piacerebbe anche molto visitare qualche città del Medio Oriente.

I luoghi che ti hanno particolarmente affascinato?

Il mio hobby è quello di visitare i monumenti delle città antiche, cercando di capire il tipo di società che li ha prodotti. In quel momento riesco a immedesimarmi negli uomini di quell’epoca e nel loro sistema. I luoghi particolarmente affascinanti sono Sukgulam (un tunnel di granito dove c’è un Buddha in granito) in Corea, il Karnak di Luxor, la Piramide di Cheope a Giza, i Nuraghi in Sardegna e il Pantheon di Roma.

Quali sono gli artisti del passato per cui nutri interesse?
I costruttori della piramide di Giza, Leonardo da Vinci, Marcel Duchamp e Gino De Dominicis.

E i giovani artisti a cui ti senti particolarmente vicino, artisticamente parlando?
Mi piacciono molti giovani artisti, ma è difficile dire a chi mi sento particolarmente vicino. Mi fanno incuriosire sempre i lavori del messicano Gabriel Orozco, anche se parliamo di un artista nato nei primi anni ‘60. La sua estetica, la poesia e la sua semplicità. È potente… Non lo conosco personalmente, ma è come se lo conoscessi. Un altro artista interessante è forse lo spagnolo Jaime Pitarch, perché modifica gli oggetti quotidiani a cui riesce a dare significati forti. Poi mi piacciono alcuni quadri di Pierpaolo Campanini. Un artista a cui mi sento artisticamente e personalmente vicino è David Casini.

Vedendo i tuoi corti mi sono subito venute in mente la serie delle One Minute Sculptures dell’artista austriaco Erwin Wurm. C’è qualche relazione?

Huu! Bella domanda. Mi hai confrontato con lui perché hai visto il mio video Fantastic 4, vero?

Sì, per il video, ma anche per le forme piuttosto bizzarre che hai realizzato in cemento.
Sì. Forse i due video sono visivamente simili ma c’è una grande differenza. Se non sbaglio la serie delle One Minute Sculptures esiste nel suo progetto e prosegue mediante le istruzioni. I video sono mere tracce dell’azione che è stata eseguita. Io, invece, voglio essere sempre la terza persona nel video, quindi non lascio mai le istruzioni. Credo che tutti noi abbiamo delle capacità che vengono abbandonate perché non servono nella nostra quotidianità. Invece, proprio queste capacità per me sono fantastiche e originali, sono da recuperare. [Nei 4 video vengono svolte azioni piuttosto inusuali, come spegnere la fiamma di un accendino aspirandola, N.d.R.]

Quali sono le mostre che hai visitato che ti hanno particolarmente colpito?
Turner Prize: A retrospective 1984-2006 alla Tate Britain di Londra non era male. Si potevano vedere i lavori di artisti come Anish Kapoor, Damien Hirst, Wolfgang Tillmans e Steve McQueen ai tempi della loro partecipazione al premio. Poi ho visto una bella mostra di Banks Violette da Maureen Paley, sempre a Londra, e Tino Sehgal alla Fondazione Nicola Trussardi a Milano. Quest’ultima l’ho apprezzata molto perché è stata realizzata in un luogo storico come Villa Reale e le opere interagivano perfettamente con lo spazio creando una grande energia. È bello utilizzare il patrimonio storico per l’arte contemporanea. Da questo punto di vista l’Italia è avvantaggiata.

Passiamo ora al tuo lavoro. Che formazione hai?

Da piccolo andavo in gallerie e musei e nella scuola dove insegnavano mio padre (scultore) e mia madre (pianoforte). Da piccolo ascoltavo spesso pezzi al pianoforte di Chopin, Beethoven e Bach. In Italia ho studiato un po’ all’Accademia di Belle Arti di Carrara e poi mi sono trasferito a Milano e mi sono laureato in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera.

Ti sentiresti a tuo agio se ti definissi essenzialmente uno scultore?
Non so se posso definirmi solo uno scultore. Anzi, non mi piace definirmi solo uno scultore. Nel mio caso il linguaggio da usare per l’opera dipende dal progetto che ho in mente. Quindi, a volte utilizzo la scultura, altre volte la fotografia ma posso anche decidere di usare la pittura o il video, o forse tutti questi mezzi insieme.

Qual è il modo migliore per descrivere la tua ricerca?
Mi piacerebbe disintegrare, modificare, assemblare gli oggetti d’uso quotidiano per costruire qualcosa che forse esiste in un mondo sconosciuto. Da piccolo provavo a modificare gli oggetti domestici per creare giocattoli. Ho coltivato questa passione. Ora guardo le invenzioni dell’umanità con occhi estranei. Con questo modo di lavorare vorrei far capire che ci sono molti sistemi e realtà sconosciute sul nostro pianeta. Il mondo nel quale viviamo è stato costruito dagli uomini. Io credo che mentre il mondo si è sviluppato nel corso dei secoli, sono state eliminate e distrutte tante cose, quindi mentre si disintegra, si modifica e si assembla il pianeta, riemerge nella mia mente e nella mia memoria tutto quello che è stato distrutto. Di recente ho fatto dei calchi di oggetti d’uso quotidiano assemblati nel cemento.

Ho visto nel tuo studio che stai sperimentando nuovi materiali. Oltre al marmo, al cemento, alla fotografia e al video con quali altri mezzi e materiali pensi di confrontarti in futuro?

Di materiali ne conosco molti. M’interessa usare la ceramica, la resina e anche gli strumenti elettronici. Sono sempre in giro a cercare qualche nuovo materiale da lavorare in studio. Per me è più interessante questo lavoro di ricerca. Mi piacerebbe realizzare un progetto per uno spazio specifico. Bisogna sempre far coincidere lo spazio, la mia idea e il materiale giusto per l’opera da realizzare.

Quanto la preparazione accademica influenza il percorso artistico individuale?

Fortunatamente ho seguito qualche disciplina utile grazie ad alcuni professori bravi, ma all’Accademia ci sono pochi professori interessanti. Veramente pochissimi.

Che responsabilità ha oggi un artista?
Ci sono molti artisti abili nel confezionare opere che funzionano e che sono influenzati dalla moda. Credo però che per contribuire ad arricchire la cultura del nostro pianeta noi artisti dobbiamo guardare dentro noi stessi, cercare le nostre origini. Perché siamo tutti diversi e proveniamo da diversi pianeti.

Hai fatto anche qualche residenza?

Non ancora, ma mi piacerebbe. Ho sentito che ultimamente sta nascendo qualche residenza interessante.

Pensi di rimanere in Italia nei prossimi anni o magari un giorno tornare in Corea? Progetti futuri?
Mi piace l’Italia. È un Paese in cui cultura antica e contemporanea coesistono. Io ho bisogno di un’atmosfera di questo tipo. È importante anche per il mio lavoro. Ovvio che devo spostarmi verso il nord Europa per confrontarmi con i luoghi centrali dell’arte contemporanea. Infatti mi sto impegnando per farlo… Ma per ora mi va bene avere una base a Milano. In Corea? Ancora non lo so. Lì posso tornare quando voglio e mio padre mi aspetta sempre nel suo bellissimo studio in montagna, ma vorrei ancora viaggiare e avere più avventure nella cultura europea. E mentre mi confronto con questo, sento di crescere sempre più. E questo mi dà una grande soddisfazione. Conosco bene le difficoltà che s’incontrano nel cammino di un artista, ma so che io continuerò.

talent hunter è una rubrica diretta da daniele perra


*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 55. Te l’eri perso? Abbonati!

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