Categorie: Personaggi

L’intervista/ Manuela Badeschi | Collezione privata | con vista

di - 9 Settembre 2014
Non è solo una grande opera di Palladio, è una villa bellissima. Dove la dolcezza del parco si sposa all’armonia dell’edificio. E tutti intorno è una zona benedetta: la famosa area e strada delle ville venete. L’abbiamo visitata per la mostra in corso e per farci raccontare dai proprietari come è nata questa ennesima bella storia italiana.
Prima di tutto: chi sono e come si definiscono Manuela Bedeschi e Carlo Bonetti.
«Io personalmente amo molto l’arte e in qualche modo mi definisco un’artista, mentre mio marito Carlo è un imprenditore. Amante dell’arte. Insieme condividiamo questa passione e abbiamo deciso di viverla attivamente a Villa Pisani Bonetti. Credo che sia importante confrontarsi con altri artisti e vivere appieno l’arte contemporanea nei suoi molteplici aspetti».
Quando avete acquistato Villa Pisani, 14 anni fa, sapevate già che la dimora sarebbe diventata scenario per l’arte contemporanea?
«Sin dall’inizio abbiamo pensato che questo spazio dovesse vivere attraverso e con l’arte: è stata  una condizione che io stessa ho voluto “imporre” per l’acquisizione di questo luogo magnifico.
Questo dipende certamente dal nostro interesse per l’arte, ma anche perché ho voluto da subito dare un nuovo significativo alla casa: ho sempre immaginato una casa viva, vitale, aperta agli altri e alle contaminazioni della contemporaneità».

Come vengono scelti i due artisti che di volta in volta sono chiamati a dialogare con gli spazi progettati da Andrea Palladio?
«Gli artisti che arrivano a Villa Pisani Bonetti non vi arrivano per caso o per scelte dettate da logiche di mercato. Sono artisti che conosciamo bene, che conoscono la nostra casa e che la frequentano. Persone innanzitutto con cui si crea una sintonia e un legame: la mostra è una conseguenza di questo rapporto costruito nel tempo. Gli allestimenti di quest’anno ruotano intorno a due grandi interventi realizzati per l’occasione. Nicola Carrino ha scelto di misurarsi con l’esterno della villa, ideando per il giardino la scultura Ricostruttivo Palladio: opera in quattro grandi parallelepipedi modulari, ispirati a I quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio e disposti in configurazione percorribile e abitabile. Questo lavoro, uno dei più importanti di Nicola Carrino in un contesto naturale, è un segnale ulteriore di come gli artisti di Villa Pisani si mettano in stretta relazione al nostro spazio. Arcangelo Sassolino si è invece focalizzato sulle tensioni degli interni della casa: nel grande salone centrale, ha collocato i nostri ritratti che ha realizzato con una speciale tecnica ideativa ed esecutiva. Le immagini fotografiche del mio volto e di quello di Carlo sono state stampate su grandi lamiere di alluminio, poi compresse e deformate con un particolare procedimento di trasformazione meccanica».

Ad oggi la collezione com’è composta?
«Dal 2007 abbiamo invitato per il progetto Arte Contemporanea a Villa Pisani – coordinato da Luca Massimo Barbero – più di dieci artisti. Tutti loro hanno deciso di lasciare qui uno o più lavori a testimonianza del loro passaggio. Per questo ci sono lavori di Nelio Sonego, Michel Verjux, Igino Legnaghi, François Morellet, Alan Charlon, Riccardo De Marchi, David Tremlett, Bruno Querci, Arthur Duff, Niele Toroni a cui si aggiungono ora Nicola Carrino e Arcangelo Sassolino. Fin dal primo anno in cui noi abbiamo abitato la casa, cioè dal 2000,  abbiamo iniziato a proporre mostre di arte contemporanea, quindi ci sono tracce sovrapposte di questi passaggi. A questo punto vorremmo allargare la collezione verso il giardino, con sculture all’aperto: oltre a quelle presenti (Nicola Carrino, Igino Legnaghi e Valerio Anceschi) ci piacerebbe nei prossimi anni ospitare nuovi progetti».
Durante la permanenza gli artisti sono invitati in residenza a Villa Pisani?
«Gli artisti invitati a Villa Pisani Bonetti sono liberi di fermarsi e conoscere lo spazio a seconda del tempo necessario per il loro allestimento, quindi le variabili sono diverse. Ovviamente tutti conoscono la villa in quanto le opere devono essere fortemente correlate agli spazi. In questo momento stiamo ristrutturando una barchessa che diventerà un polo congressuale e ricettivo nel 2015; da qui potrà nascere l’idea e la possibilità di ospitare gli artisti anche per la fase progettuale del loro lavoro, quindi per periodi più lunghi simili a forme di residenza».

La Villa è anche la casa in cui abitate . Il binomio antico-contemporaneo ha sicuramente il suo fascino ed è offerto ai visitatori. La sera però, chiuse le visite,  il contenitore e il contenuto rimangono a voi soli. Cosa si prova?
«Sono molteplici sensazioni, soprattutto possiamo dire di godere appieno di questi spazi e di questo connubio arte-architettura. Ad esempio, nelle sere d’estate, ci ritiriamo nella loggia e ci godiamo l’opera di François Morellet, in neon blu che accendiamo per noi e che possiamo così vivere nell’intimità della famiglia. In ogni occasione di vita famigliare ritroviamo – attraverso le opere –  i nostri amici artisti. È proprio questo che intendo per “compagnia”, gli artisti lasciano una traccia nella nostra casa e ci accompagnano nella vita di tutti i giorni».

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