Maurizio Cattelan, L.O.V.E., Piazza Affari, Milano ph. Erica Roccella
Zuppa di pomodoro sui Girasoli, zuppa di verdure sul Seminatore di van Gogh, purè di patate su Les meules di Monet, scarabocchi sulle Campbell Soup, sacchi di farina sull’automobile di Warhol, la torta lanciata sulla Gioconda di Leonardo: la saga delle proteste degli eco attivisti è cominciata nelle sale dei musei attraverso azioni non volente, scagliandosi sulle opere più iconiche e attirando in men che non si dica l’attenzione della stampa internazionale. Le ultime settimane, soprattutto in Italia, hanno visto intensificarsi le azioni all’esterno, tra spazi pubblici e luoghi simbolo: la facciata della Scala di Milano in occasione della prima, quella di Palazzo Madama a Roma, sede del Senato e ora la nota scultura L.O.V.E., (acronimo di libertà, odio, vendetta, eternità), il “dito medio” di Maurizio Cattelan al centro di Piazza Affari.
Secondo una pratica ormai consolidata, un ragazzo di 38 anni e una ragazza di 20 avrebbero lanciato della vernice lavabile di colore giallo contro il basamento della statua, non riuscendo a raggiungere l’opera posta in cima, mostrando il cartello con la scritta: “Ultima Generazione. Stop sussidi ai fossili”. L’azione ha scatenato l’ira di alcuni passanti, che hanno intavolato una discussione dai toni accesi, e ha comportato l’intervento delle forze dell’ordine, che hanno sollevato di peso i responsabili, sedutisi a terra in segno di resistenza passiva, portandoli in Questura. <<Sono estremamente preoccupata e spaventata per la crisi eco-climatica, i governi non la riconoscono>>, sono le parole di una portavoce del gruppo eco-attivista riportate da SkyTG24 in un recente articolo, <<la gravità non sta in quello che facciamo per protestare, ma nel fatto che non si sta facendo niente per occuparsi del problema. Il nostro non è un tentativo di sensibilizzare, è un grido di allarme. Se utilizziamo solo vernici lavabili? Certo>>.
E, anche nel caso dell’azione contro il milanese dito di Cattelan, la vernice è rimasta solo poco tempo prima di essere lavata via, complice una giornata umida e piovosa che in poche ore non ha lasciato neanche una traccia dell’azione. Davvero un grave danno? Sì, stando ai politici come l’attuale Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che ha più volte condannato pubblicamente il gesto e il presidente del Senato Ignazio La Russa, che ha deciso di costituirsi addirittura parte civile del processo contro l’imbrattamento del Senato. Un tunnel senza via d’uscita, considerando che i rappresentanti delle istituzioni sono gli stessi accusati dagli attivisti di Ultima Generazione di non considerare alcuna soluzione seria per la crisi climatica in atto. Come sempre, si guarda il dito e non la luna.
Ma, tornando alla questione dell’opera temporaneamente imbrattata, di eclatante c’è solo una cosa: l’opportunità che il dibattito si faccia strada e si serva anche dei monumenti pubblici per porre l’attenzione su temi al centro del contemporaneo, in particolare se questo avviene con modalità non impattanti. Tanto da non essere nemmeno la prima volta per il dito medio di Maurizio Cattelan: risale infatti all’8 marzo 2021 l’azione di Ivan (al secolo Ivan Tresoldi), attraverso cui l’artista ha dipinto l’unghia dell’unico dito esistente con il fucsia: colore tutt’altro che causale, simbolo dell’associazione femminista NUDM – NON UNA DI MENO, assieme a SMS – Spazio di Mutuo Soccorso, il centro sociale di piazza Stuparich, a cui l’opera è stata dedicata. E Cattelan come ha reagito? <<Il vandalismo quando è gratuito è violenza, ma se posso dare un dito a qualcuno per sensibilizzare su un tema importante come il rispetto delle donne, mi dispiace allora che manchino le altre quattro>>, ha dichiarato l’artista in seguito. Insomma, davvero improbabile che il re delle provocazioni non prestasse la propria opera per dar voce e ascolto a un’emergenza sociale. E allora sì, è in casi come questo che il monumento acquisisce un senso di autentica “dimensione pubblica”, ben al di là del mero decoro.
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