Spike Lee as Mars Blackmon in She’s Gotta Have It (Spike Lee, 1986, 84 min.). (Photo: © David C. Lee)
Non poteva che essere Brooklyn, il quartiere più popoloso di New York, una delle aree urbane più identitarie e iconiche della Grande Mela, a tributare il suo riconoscimento a Spike Lee. Il grande regista statunitense, che è nato ad Atlanta ma che è cresciuto proprio a Brooklyn e lì ha ambientato diversi suoi film, sarà protagonista di una mostra al Brooklyn Museum, in apertura il 7 ottobre 2023.
Curata da Kimberli Gant, Spike Lee: Creative Sources presenterà un’installazione immersiva di più di 400 oggetti tratti dalla collezione personale di Lee, per rivelare le fonti di ispirazione che hanno alimentato la sua copiosa produzione creativa. Sette le aree tematiche, che approfondiranno altrettanti argomenti trattati dal regista nei suoi film: storia e cultura nera, sport – Lee sognava di diventare un giocatore di baseball da giovane –, musica – indimenticabili le colonne sonore –, storia del cinema, famiglia, politica e, ovviamente, Brooklyn. Gli appassionati si divertiranno a vedere allestimenti e oggetti di scena estratti direttamente da alcuni dei film più amati, tra i quali quelli basati sulle storie di Brooklyn, come Do the Right Thing (1989, Fa la cosa giusta) e She’s Gotta Have It (1986, Lola Darling)
In esposizione anche una serie di opere d’arte di importanti artisti neri americani, tra cui Kehinde Wiley, Deborah Roberts e Michael Ray Charles. Le opere saranno messe in dialogo con strumenti un tempo posseduti da musicisti leggendari e poi fotografie storiche, cimeli sportivi e cinematografici e altre memorabilia, per rivelare le connessioni tra le persone, i luoghi e le idee che hanno alimentato la narrazione cinematografica di Lee.
«Spike Lee: Creative Sources offre una nuova prospettiva su un’icona culturale, concentrandosi sugli individui e le influenze che hanno plasmato il corpus di opere di Spike Lee, che è così noto oggi», afferma Kimberli Gant. «Rendendo la collezione di Lee accessibile al pubblico, questa mostra celebra la sua eredità onorando il suo profondo legame con Brooklyn, un luogo che è stato parte integrante della sua narrazione».
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