Raggiungere la Galleria Continua a San Gimignano, al netto della magnificenza del paesaggio toscano e dellâincanto del borgo, presuppone sempre la voglia di quellâincontro unico con lâarte che solo lĂŹ può avvenire. Fosse anche solo perchĂŠ ad ogni serie di mostre â mai, infatti, ne viene inaugurata una soltanto â è offerta la possibilitĂ di esplorare le ricerche di grandissimi nomi, che qui sono di casa come Daniel Buren, Anish Kapoor, Antony Gormley o Michelangelo Pistoletto, e artisti magari meno noti al pubblico italiano, oppure giovani e giovanissimi, diversi per ricerca, percorso e provenienza ma tutti di eccezionale livello.
In galleria si concludono oggi tre mostre che abbracciano idealmente tutto il pianeta per convergere a San Gimignano: dallâArgentina di Jorge Macchi (1963, Buenos Aires) allâIndia di Shilpa Gupta (1976, Mumbai) fino al Giappone di Hiroshi Sugimoto (1948).
Jorge Macchi â Buried and alive 2018, bricks. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio
La mostra principale, âSuspension Pointsâ, occupa interamente il vecchio cinema in cui ha sede la galleria, è la personale di Jorge Macchi, uno dei maggiori artisti argentini contemporanei: un percorso dal fortissimo impatto visivo e concettuale grazie alla densitĂ degli stimoli che si sommano in ciascuna opera per risolversi in forme pulite, poetiche e a tratti ipnotiche. Lâunione di musica, letteratura, cinema e storia innesca un incessante sovrapporsi di punti di tangenza, spesso inediti, tra lâesperienza del reale e una dimensione caratterizzata dallâincessante produzione di nuovi punti di vista e nuove possibilitĂ di lettura e azione. Macchi ci ha accompagnato alla scoperta della sua mostra che si sonda attraverso sculture, dipinti, acquerelli, installazioni e due nuove collaborazioni con il musicista e compositore argentino Edgardo Rudnitzky, con cui lâartista lavora spesso. Una lunga chiacchierata in cui è condensata una vita dedicata alla sperimentazione, da cui vi riportiamo le parole dellâartista sulle due opere che, idealmente, aprono e chiudono il percorso espositivo e racchiudono un universo intero. Nellâapproccio di Macchi, basato innanzitutto sullâesperienza diretta, per parlare della sua ricerca, è necessario partire sempre da unâopera. Il primo lavoro esposto è Suspension Points, un dittico che dĂ il titolo alla mostra e, composto da due acrilici su carta, rappresenta da una parte un edificio con i punti con i colori di base per la stampa e dallâaltra una superficie bianca con lâidentico numero di punti distribuiti sui quattro lati del foglio, unâopera che diventa occasione per capire il forte legame tra le opere visive e la musica, molto presente nel percorso dellâartista.
Jorge Macchi â Suspension Points installation view Galleria Continua, San Gimignano. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio
ÂŤQuesto lavoro â ci ha spiegato Macchi â è iniziato dalla mia attrazione per le mappe stampate. Nella prima parte di questo dittico câè la rappresentazione di una casa, nella seconda câè la rappresentazione di qualcosa di simile a unâesplosione, ma non tanto della casa, quanto dellâimmagine in sĂŠ. Qui si cela un elemento molto importante: è possibile descrivere unâimmagine, mentre quando è âesplosaâ o è stata distrutta viene meno la possibilitĂ di âtradurlaâ in parole. Qui assume rilevanza la mia relazione con la musica, che è un linguaggio completamente formale e non è, quindi, possibile descriverlo. Credo che questa sia la ragione per cui lavoro spesso con la musica: mi dĂ la possibilitĂ di lavorare con qualcosa che non può essere tradotto, ma ci si può relazionare solo attraverso lâesperienza direttaÂť. E, in modo fluido, la mostra prosegue con la nuova installazione Waking hours in cui una serie di giradischi si attivano uno alla volta al passaggio del visitatore, producendo solo la parte di una sinfonia affidata ad un singolo strumento, eseguendo cosĂŹ un brano noto, ma completamente decostruito. Si prosegue, passando tra numerose opere, con la grande installazioni La noche de los museos con il tappeto e la lampadine presentata al Museo nacional de Bellas Artes di Buenos Aires nel 2016, che riflette su luce e ombra, câè poi Buried and Alive, la parete con i mattoni sfasati che la rende una griglia anzichĂŠ un muro, quindi Video MR, in cui lâaumentare progressivo dei fori su una traccia distrugge la sinfonia prodotta da un carillon. I lavori si basano su continue sfasature che ridefiniscono letture, spiazzano concetti basilari e aprono a nuove idee e nuove possibilitĂ . Tra queste Portal lâopera che, idealmente, conclude la mostra: al centro di una piccola stanza è collocata una cerniera lampo reale, leggermente aperta nella parte superiore, irrigidita in posizione verticale e âaltaâ quanto una persona adulta. ÂŤQuesto lavoro â ci ha raccontato Macchi â è nato come un disegno, ma mi interessava farlo diventare reale: câè unâimportante relazione tra lâaltezza del lavoro e la statura del visitatore, che è circa la stessa, quindi se fosse permesso si potrebbe passare attraverso la zip. Da un punto di vista visivo lâopera è molto semplice, ma contiene in modo evidente la âpossibilitĂ di altroâ, di un altro spazio, unâaltra dimensione. Amo i lavori in cui si percepisce che lâoggetto o lâimmagine sono la chiave per possibilitĂ molto piĂš complesse e articolateÂť.
Shilpa Gupta â Untitled 2017-2018, polymer resin, wood, 135 x 84 x 91,5 cm, Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio
E una nuova dimensione è immediatamente a portata di mano, con le altre due mostre negli imprevedibili spazi della galleria di cui è costellata San Gimignano, dalla âcisternaâ dove si trova la mostra di Shilpa Gupta allâultimo piano di un palazzo, sopra allâhotel Leon Bianco, in cui sono allestiti i lavori di Sugimoto. La mostra di Gupta si articola in tre opere che catturano lo spettatore nella dimensione partecipativa e di dialogo con il pubblico che caratterizza il lavoro dellâartista da oltre ventâanni. La sua poetica che procede attraverso una costante riflessione sulla forza degli apparati repressivi statali, sullâingannevole idea di consenso pubblico e sulla seduzione dellâomogeneitĂ sociale trovano una potente sintesi nella rivisitazione della seria fotografica dellâartista Do not See Do not Hear Do not Speak: una bianchissima scultura, Untitled, realizzata per la mostra, che ricorda una drammatica reinterpretazione del tema classico della tre Grazie, dove tre busti di donna, in cerchio sâintrecciano, nascondendosi a vicenda occhi, orecchie e bocca.
Hiroshi Sugimoto, The First Encounter â Italy through eyes of Hiroshi Sugimoto and Tensho Embassy installation views Galleria Continua, San Gimignano, Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio
Nella mostra âThe First Encounter Italy through eyes of Hiroshi Sugimoto and TenshĹ Embassyâ si alternano, invece, note fotografie dei teatri di Sugimoto, a quelle di un nuovo progetto fotografico, nato da unâispirazione giunta allâartista nel 2015, quando al Teatro Olimpico di Vicenza, un dipinto gli ha portato alla mente âQuattro ragazzi di TenshĹ Embassyâ, la narrazione del viaggio di quattro futuri religiosi giapponesi in Europa nel Sedicesimo secolo. Sugimoto ha voluto ricostruire il percorso fatto in Italia dalla spedizione, fotografando edifici giĂ esistenti quando il viaggio fu compiuto, come la Torre di Pisa, il Patheon di Roma e il Duomo di Siena.
Il 26 gennaio a San Gimignano la galleria Continua muterĂ nuovamente, con il ritmo incalzante e vulcanico che la contraddistingue, e aprirĂ lo sguardo dei visitatori su nuovi mondi con quattro nuove mostre: Nikhil Chopra con âDrawing a Lone through Landscapeâ, Ilya & Emilia Kabakov con âThe Eminent Direction of Thoughtsâ, Giovanni Ozzola con âOctillionâ e Nari Ward con âDown Doorsâ.
Silvia Conta