L’arte contemporanea racconta la Resistenza: la mostra alla Casa della Memoria

di - 30 Giugno 2025

In un tempo in cui la memoria rischia di essere distorta dalla retorica, la mostra Pulci più di prima, ora restituisce corpo, voce e dignità a storie frammentate ma resistenti. È questo il progetto che Valerio Eliogabalo Torrisi porta alla Casa della Memoria di Milano, dal 4 luglio al 21 settembre 2025, in occasione dell’Ottantesimo Anniversario della Liberazione, rileggendo le testimonianze raccolte dagli archivi della Resistenza, lettere, biglietti, diari, attraverso la vitalità dell’arte contemporanea. Un invito a restituire presenza a chi ha lottato per la libertà, con opere che si radicano nei materiali custoditi dall’ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti e dall’Istituto Nazionale Ferruccio Parri. La collaborazione rientra nel palinsesto Tempo di pace e di libertà. Ottant’anni di Liberazione del Comune di Milano, confermando la Casa della Memoria come spazio vitale e attuale di riflessione.

Nato a Catanaia, nel 1993, Valerio Eliogabalo Torrisi si forma in Arti Tecnologiche all’Accademia di Belle Arti di Catania, per poi trasferirsi a Milano, dove consegue la laurea magistrale in Fotografia all’Accademia di Brera. Attualmente vive e lavora a Milano e nella sua ricerca artistica intreccia parola e identità, partendo da un’esperienza intima per tradursi in racconto. Le sue opere, spesso autobiografiche, diventano strumenti per denunciare i costrutti sociali che opprimono le “minoranze” privandole delle libertà fondamentali.

Canti da cortile, Valerio Eliogabalo Torrisi

Il titolo della mostra alla Casa della Memoria, curata da Salvatore Cristofaro, prende spunto da un frammento di diario di un internato militare: «Vedo pulci in ogni dove, più di prima, ora». Una frase che diventa metafora della condizione di infestazione ideologica del nostro tempo, in cui «Gli estremismi diventano nuclei centrali del potere» e le conquiste della Resistenza appaiono sempre più opache, come scrive il curatore Salvatore Cristofaro nel testo introduttivo. «È una mostra che parla di cori, cori improvvisati in nome della libertà, della resistenza, della lotta di ieri per oggi, per un mondo libero, comunitario e resistente. Una mostra d’archivio: un archivio di vite che si ritrovano a lottare ancora, scrivendo e cantando per difendere quella libertà che ottant’anni fa fu duramente conquistata».

Le opere: canti, lettere, corpi

«Cosa significa davvero essere un artista politico?», si chiede Torrisi. «Esistere, camminare per strada, portare in giro la propria persona, occupare uno spazio è già di per sé politico. Parlare, usare le parole, è politico. E politiche sono le opere di qualunque artista che vive il contemporaneo», Una consapevolezza maturata nel tempo, che si è rafforzata quando, invitato a confrontarsi con gli archivi della Resistenza, ha scelto di concentrarsi sulle «Piccole storie della “gente qualunque”, essendo questi la vera resistenza, quella fatta di bigliettini nascosti, scritti di fretta, di strategie da concordare nei retro di una chiesa».

Ultimi Canti, Valerio Eliogabalo Torrisi

Tre opere principali costruiscono il cuore di questa mostra. Canti da cortile è un’installazione fotografica che riprende un disegno di Lodovico Barbiano di Belgiojoso realizzato durante la prigionia, trasformandolo in un racconto visivo di resistenza emotiva e comunitaria. Ultimi canti invita il pubblico a prendersi cura delle ultime lettere dei condannati a morte conservate all’Istituto Parri, con frasi stampate in rosso su centinaia di fogli adagiati su scatoloni d’archivio. Un invito a proseguire quel viaggio interrotto, portando simbolicamente quelle parole verso chi non le ha mai ricevute. Frasi tratte da queste lettere appariranno anche sugli schermi LED della città, aprendo un grande spazio di memoria nelle strade di Milano.

Canto nuovo, realizzata in collaborazione con Checcoro, coro LGBTQIA+ milanese, è una video-installazione che dà forma a un sogno emerso tra le celle di un carcere politico, «Un nuovo inno alla libertà», che suona con leggerezza, «Con din don dan», come nelle parole di Dario Venegoni, presidente nazionale ANED.

Frame, Canto nuovo
Frame, Canto nuovo
Frame, Canto nuovo

Pulci più di prima, ora è dunque un canto: fragile e politico, individuale e corale. Un’opera plurale che affida all’arte il compito di raccontare la Storia attraverso le storie, senza eroismi, senza retorica. Come conclude Torrisi: «Non sono più singole storie importanti, nel senso giornalistico, ma tante piccole storie che creano la Storia. Tante parti che creano una grande narrazione».

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