Opere d’arte site specific in due dei borghi più belli del Friuli Venezia Giulia. Curato da Palazzo Monti e promosso dal Comune di Sesto al Reghena, è entrato nel vivo il progetto Tèste | Testé, prima tappa di una rassegna biennale dedicata all’arte pubblica, con l’intento di dialogare con i paesaggi di Sesto al Reghena e di Cordovado, in provincia di Pordenone, con le memorie che li attraversano e le storie che vi sono sedimentate, attraverso l’intervento degli artisti e la partecipazione della comunità. Cinque gli autori coinvolti, Nicola Facchini, Enej Gala, Andrea Noviello, Barbara Prenka e Cosimo Vella, che hanno firmato interventi immersi in luoghi soglia, tra natura e cultura, tra l’abitare e il ricordare.
Il titolo del progetto gioca sulla doppia valenza linguistica e semantica della parola “testa”, che vale come pensiero e come testimonianza. In questo senso ambiguo, ogni opera si pone come un atto di narrazione, inserendosi nello spazio rurale per restituirne voci, fragilità, conflitti e trasformazioni. Grazie alla collaborazione con il Centro Studi Pasolini, l’associazione Sexto e Officina, il progetto si è radicato in una rete di saperi ad ampio raggio, proponendo una visione culturale orientata alla lentezza e alla profondità, capace di intervenire con accortezza nello spazio pubblico, rispettando il senso di appartenenza ai luoghi.
Nei Prati della Madonna, Nicola Facchini ha presentato Stùfis di essi stùis, stufe domestiche trasformate in presenze poetiche, tragicomiche e disfunzionali. Oggetti familiari e ormai inutili, che interrogano il senso dell’abitudine e dell’esistenza spenta. Un gesto di disobbedienza poetica, tra intimità e ironia, che affiora dalla terra.
Nel vicino campo dei Prati Burovich, Enej Gala ha innestato i suoi Segnali ovvi, un sistema di indicazioni scolpite che evocano l’iconografia della segnaletica da sentiero: linee, frecce, croci, segni di scelta o smarrimento. Ma questi “ovvi” segnali, invece di guidare verso una meta definita, spiazzano con la loro verità parziale, costringendo il camminatore a interrogare il proprio orientamento.
Nella Chiesetta di San Pietro a Versiola, Barbara Prenka costruisce Covato, un nido come architettura marginale e ancestrale. Realizzato con materiali naturali e fragili, Covato è un omaggio silenzioso a Pier Paolo Pasolini, a 50 anni dalla morte. Prenka non ha inteso elevare un monumento ma ricordare una presenza che parla di resistenza, intimità, dissidenza e sacralità in maniera non istituzionale. Il nido diventa qui un piccolo spazio laico, un altare del vivere, un luogo d’ascolto.
Nel paesaggio agricolo di Ramuscello Vecchia, Andrea Noviello realizza Monumento, un’opera performativa e vegetale costruita a partire da oltre 2mila schede anagrafiche di migranti friulani. Ogni scheda è stampata su carta biodegradabile con semi autoctoni: una semina simbolica e reale di storie sradicate, di partenze, dolori e ritorni. Durante la performance, queste biografie sono state lette pubblicamente, in un rito collettivo che ha trasformato l’archivio in un atto vivo.
Ai Mulini di Stalis, Cosimo Vella ha presentato Se non cambierà bloccheremo la città, una serie di bassorilievi ottenuti dalla tecnica del sand casting, con disegni tracciati sulla sabbia e poi impressi nel gesso. Le formelle, che rappresentano cortei, striscioni e trattori, sembrano portare traccia di una manifestazione agricola. Ma non c’è rumore: le immagini, affisse lungo i filari, parlano con la voce silenziosa del paesaggio, lasciando che l’eco della protesta si fonda con il paesaggio, come un segno discreto ma indelebile.
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