Ucraina è Ucraina: l’intervista a Svitlana Tereshchenko

di - 27 Maggio 2024

È uno dei paesi più antichi e affascinanti d’Europa, l’Ucraina, a cui il Circolo Filologico Milanese e Associazione Boristene dedicano Ucraina è Ucraina, un festival, a cura di cura di Svitlana Tereshchenko e Luciano Tellaroli, in cui ogni ogni sera si alterneranno esposizioni, conferenze e proiezioni che racconteranno la cultura ucraina, la sua storia, le arti visive, la musica, la sua letteratura e il suo cinema. Con l’occasione dell’apertura della prima edizione (qui il programma completo degli appuntamenti), abbiamo incontrato Svitlana Tereshchenko, fondatrice e presidente dell’Associazione Boristene.

Circolo Filologico Milanese

Presidente, vorrei partire da una sua affermazione – «Oggi noi siamo pronti a raccontare e a mostrare il meglio che ogni popolo o paese ha di suo: la cultura e la storia» – e chiederle di condurci al cuore della cultura e della storia ucraina.

«La cosa principale da sapere sull’Ucraina è che, nei tempi più o meno tranquilli, gli ucraini non si fanno notare. Anche perché, dalla caduta dell’Impero di Kyiv nel 1169, quando era uno dei più sviluppati e forti d’Europa, il territorio che oggi conosciamo come Ucraina era allora conosciuto come Rus’ (non confondetelo con la Russia o la Federazione Russa; è solo una somiglianza fonetica, come tra Svezia e Svizzera). Fino al 1991, l’Ucraina ha sempre fatto parte di qualche impero: Ottomano per un breve periodo, Austriaco, Ungherese, Tedesco, Romano, più a lungo Polacco per 600 anni e infine Russo e Sovietico per un totale di 300 anni. L’Ucraina politicamente è un paese giovane, ha ottenuto l’indipendenza solo 33 anni fa, ma è una civiltà antica con una cultura ricchissima. Considerando che della storia e della cultura ucraina purtroppo non si sa quasi nulla fuori dai suoi confini…».

Yaroslav Hrytsak, storico ucraino di fama internazionale

Molte sono le opinioni precostituite e generalizzate sulla nazione e sul popolo ucraini. Cosa si può e si deve fare per scardinarle?

«Le “opinioni precostituite” o pregiudizi sono profondamente influenzate dal contesto geografico, sociale e storico in cui si sviluppano. Ad esempio, l’immigrazione italiana verso l’America dopo la Seconda Guerra Mondiale è stata spesso vista attraverso il prisma della povertà e delle difficoltà economiche. Gli italiani che si trasferivano negli Stati Uniti cercavano una vita migliore e spesso affrontavano stereotipi negativi e discriminazioni da parte della società americana, che li percepiva come parte di un’ondata di immigrati poveri e poco istruiti. Ma ad esempio l’immigrazione ucraina in Nord America all’inizio del XX secolo racconta una storia diversa. Molti ucraini che emigrarono in quel periodo fuggivano dalle persecuzioni politiche e dal terrore rosso post-rivoluzionario. Questo gruppo di emigranti comprendeva spesso famiglie benestanti, aristocratiche e appartenenti all’intellighenzia, i quali riuscirono a portare con sé non solo risorse economiche, ma anche un alto livello di istruzione e competenze professionali. Questa eredità ha avuto un impatto duraturo sulle comunità ucraine, specialmente in Canada, dove la comunità ucraina è riconosciuta come una delle più prosperose e rispettate».

Alissa Marchenko, artista

Ci può fare qualche altro esempio?

«Il quartiere di Ukrainian Village vicino a New York, per esempio, è un simbolo della presenza influente e avanzata tecnologicamente degli ucraini e dei loro discendenti in America. Un altro esempio contemporaneo è l’accoglienza degli ucraini i che sono in fuga della guerra in Germania. Il governo tedesco ha implementato programmi di integrazione avanzati, riconoscendo il valore dei professionisti, ingegneri, studiosi e artisti ucraini. Questi nuovi arrivati sono visti come un’opportunità e una risorsa preziosa per la società e l’economia tedesca, riflettendo un’opinione positiva e valorizzante nei loro confronti. So di certo perché due miei cugini sono in Germania.In Italia, la percezione degli immigrati può essere diversa perche la prima ondata delle persone nella vita migliore è stata alla inizio di anni 2000. Nonostante molti di loro avevano un background educativo e professionale elevato, si trovano spesso a svolgere lavori. I giovani arrivati recentemente a causa della guerra, abbandonando le loro vite felici, gli studi e lavori di alto rango, spesso mi dicono: “Non ci rendevamo conto che a casa stavamo in paradiso.” Non vedono l’ora di tornare a casa appena sarà possibile. Il mito del benessere dell’Occidente si è svanito appena hanno cominciato a viverci, non da turisti in vacanza estiva».

Yaryna Grusha, scrittrice, traduttrice e docente di Lingua e letteratura ucraina presso l’Università di Torino e l’Università di Bologna

Quali sono i valori e gli strumenti fondamentali, che l’Ucraina può mettere in campo, per dare luogo a una nuova – e perché no, reciproca, in riferimento alla più grande comunità europea e ancor più grande comunità mondiale – riscoperta?

«Come dicono gli storici, non esistono grandi nazioni senza grandi emigrazioni. Recentemente sono stata a Stoccolma all’inaugurazione della mostra “1000 anni: le strade incrociate: Ucraina e Svezia”. La mostra si svolge in un bellissimo palazzo, il Museo delle Armi, e durerà per tutto il 2024. All’inaugurazione c’erano la Regina e il Re di Svezia, che hanno tagliato il nastro inaugurale. I concerti della musica classica dei compositori ucraini si svolgono in Royal Swidish Opera di Stocckolma spesso e volontieri nella presenza della famiglia reale. In Svezia non bisogna spiegare cosa sia la Rus’ e chi siano gli ucraini. Abbiamo 1000 anni di storia comune. Noi siamo parte integrante della loro storia. Voglio dire , se non sai le cose, non vuol dire che essi non esistano. Gli ucraini si sono sempre integrati e si sono sempre assimilati benissimo nelle società occidentali , perché hanno i valori e come la conseguenza la mentalità occidentali. E da sempre hanno dato un contributo notevole in vari ambiti, dagli ultimi professionisti IT molto richieste da tutte le aziende di Silicon Valley (i fondatori della più grande azienda di cybersicurezza per Google che utilizza anche Elon Musk o fondatori di decine di applicazioni per smartphone, compreso Facebook). Sono specialisti ucraini come l’immunologo Volodymyr Havkin, che ha inventato il vaccino che ha fermato l’epidemia di colera e peste nel mondo, e Sergiy Koroliov, che ha progettato il primo shuttle che ha portato Gagarin nello spazio. La cantante lirica Solomia Kruscelnizkaya ha salvato l’opera “Madama Butterfly” di Puccini dal fiasco, e il suo busto si trova oggi nel museo della Scala, l’unico busto femminile. Volodymyr Tytla ha praticamente inventato lo stile di Disney e ha creato i più celebri cartoni animati di questa azienda. E ci sono davvero migliaia di altri illustri ucraini che hanno contribuito al patrimonio mondiale. Così io direi che non sono gli ucraini a dover dimostrare qualcosa all’Occidente, ma al contrario, è l’Occidente che deve cominciare a informarsi per rendersene conto e cercare le collaborazioni».

Ivan Kozlenko, cineasta ucraino e docente presso l’Amherst College negli Stati Uniti

In questi giorni di festival l’anima della cultura ucraina sarà raccontata attraverso la storia, la musica, la letteratura, l’arte e il cinema. Chi sono i protagonisti che intervengono e come, da un punto di vista visivo ma anche esperienziale, emergerà l’unicità dell’Ucraina che è implicita nel titolo del Festival che è stato scelto?

«L’idea iniziale era di rivolgersi ai professionisti, professori e docenti italiani per raccontare l’Ucraina. Ma ci siamo accorti che gli specialisti ucrainisti in Italia sono pochissimi. Per esempio, per la letteratura, abbiamo trovato solo due specialisti di letteratura ucraina (la traduzione è un altro obiettivo della nostra associazione Boristene, perché ci sono tantissimi romanzi di una bellezza sconvolgente), ma non potevano venire. Per il cinema in Italia c’è un solo specialista, e si occupa di cinema contemporaneo, non di storia del cinema. Il meraviglioso Massimo Tria sarà con noi in videocollegamento dalla Polonia dove terra la conferenza appunto sulla cinema ucraina contemporanea. Molti slavisti a cui abbiamo chiesto hanno detto onestamente: “Abbiamo studiato la materia con le informazioni arrivate dal Cremlino, non c’erano altre fonti”. Potete immaginare, è come se uno volesse imparare la storia dell’Italia chiedendola a Parigi! Questa è stata la nostra realtà per 300 anni. Perciò abbiamo scelto di invitare celebri professori, studiosi e storici ucraini, ma gli artisti sia ucraini sia italiani. Questa è solo la prima edizione, ma sono sicura che andando avanti faremo sempre di più e cose sempre più grandi. Oggi c’è tanto interesse per la cultura ucraina. Tanti sopratutto i giovani, vogliono conoscere e poi si affascinano alla cultura e allo spirito ucraino. Per non parlare della musica ucraina, meravigliosa, con compositori di fama mondiale. Oggi siamo qui, liberi e aperti al dialogo. Con gioia raccontiamo la nostra storia, i nostri successi e i nostri drammi, anche nostri fallimanti e poi le gioie. Per farvi riscoprire, per farvi una parte di voi stessi, per andare avanti insieme e integrare la famiglia europea come lo era nei secoli passati. Sarà molto interessante e molto sorprendente. Promesso. Slava Ukraini! Viva l’Italia!».

Marta Kuziy, pianista e docente all’Università Cattolica di Lviv

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