Una collettiva personale, un titolo volutamente ossimorico per la mostra visitabile da Pianobi, a Roma, curata da Isabella Vitale, storica dell’arte e curatrice indipendente, fondatrice del progetto Pianobi, con la collaborazione di Alexandra Aymerich Aymerich, laureanda in art curating presso RUFA. 31 le opere in esposizione, degli artisti José Angelino, Paolo Assenza, Orazio Battaglia, Romina Bassu, Ala d’Amico, Alessandro Dandini de Sylva, Marco Emmanuele, Marianna Faleri, Pierre Gaignard, Luca Grechi, Laurent Le Deunff, LU.PA (Lulù Nuti e Pamela Pintus), Guglielmo Maggini, Diego Miguel Mirabella, Valentina Nascimben, Elena Nonnis, Numero Cromatico, Cristiana Pacchiarotti, Valentina Palazzari, Alice Paltrinieri, Julien Prévieux, Gilles Raynaldy, Dumitrita Razlog, Stefania Sagliocco, Fabrizio Sartori, Germano Serafini, Alice Schivardi, Lapo Simeoni, Norma Trif, Anna Tuccio, Elene Usdin.
Il progetto è animato da una concezione inedita: non si cerca il leit motiv tra le opere, piuttosto si mette in evidenza l’esigenza di raccontare il rapporto empatico tra artista e curatrice. Una sottile linea di connessione che consente agli artisti di essere compresi e, attraverso lo sguardo curatoriale, di essere restituiti al mondo. A guidare questa riflessione sono le “affinità elettive” di Goethe, che si fanno opera e pennello, in questo format espositivo nuovo e profondamente intimo.
«La parola chiave è inclusione: un unico corpo, potrei dire citando Pessoa “una sola moltitudine”. Un po’ come questa mostra che si presenta come una “collettiva”, ma che in realtà è una “personale” in quanto ogni opera esposta è slegata e diversa dall’altra per tecnica, ricerca: da qui il titolo», racconta Isabella Vitale nel suo talk di confronto con Alexandra Aymerich.
Le opere in mostra sono state selezionate dalla curatrice e per ognuna di loro è possibile rintracciare un punto di contatto con l’artista. Ma quale dovrebbe essere il legame tra un critico e i suoi artisti? Come dovrebbe articolarsi l’esplorazione reciproca di questi due attori della storia dell’arte contemporanea? In quale misura le biografie di entrambi devono intrecciarsi per dare origine ad una narrazione condivisa? La risposta si cela dietro ognuna delle opere esposte, ed è riservata alla libera interpretazione del visitatore. Solo osservando e scrutando si potrà comprendere cosa è scattato tra i due, cosa abbia dato avvio ad una relazione simbiotica di scambio.
«Curare significa per me prendersi cura e a cuore un lavoro artistico a 360 gradi e per fare ciò il rapporto umano è fondamentale, professionale o amichevole che sia», prosegue Isabella Vitale. Tutti i lavori presentati sono il frutto di anni di studio visit, confronto, esiti di progetti espositivi tra Pianobi e i diversi artisti in mostra. L’idea «È nata dalla necessità di esporre alcune delle opere della mia collezione privata, collezionate negli anni. Queste opere solitamente sono viste solo da pochi eletti che vengono a trovarmi privatamente da pianobi. Così ho deciso di esporle. Alcune sono mie, altre le ho scoperte durante le visite agli studi», conclude Isabella Vitale.
In occasione della chiusura della mostra, il 29 maggio 2025 alle ore 18, si terrà la restituzione del workshop condotto dalle studentesse e dagli studenti del corso di Management per l’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Roma insieme alla loro docente Marta Silvi, storica dell’arte, curatrice. L’incontro vede il coinvolgeranno di alcune artiste e alcuni artisti in mostra, tra cui LU.PA, Ala d’Amico, Numero Cromatico, Fabrizio Sartori, Luca Grechi, Paolo Assenza, Cristiana Pacchiarotti, Valentina Palazzari, Anna Tuccio (in collegamento da Tolosa) che interverranno coralmente al corpo studentesco, creando un’opportunità di dialogo con il pubblico.
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