Chiesa di San Domenico in Tricase
Un invito a riflettere sulle forme della memoria e sulla possibilità di una spiritualità laica. Ma anche un dialogo profondo con la storia del territorio salentino, attraverso il simbolo e il linguaggio. Dal 17 al 27 agosto, le Scuderie di Palazzo Gallone a Tricase ospiteranno Sphere/Sfera, una nuova installazione site specific dell’artista statunitense Jack Sal, figura di rilievo della ricerca concettuale e fotografica internazionale dagli anni Settanta a oggi.
Il progetto prende avvio da un elemento architettonico apparentemente marginale ma fortemente evocativo: le 20 sfere in ceramica smaltata che decorano la guglia del campanile barocco del Convento di San Domenico, costruito attorno al 1688 e documentato anche nel volume La chiesa di San Domenico in Tricase di Salvatore Cassati. Secondo una tradizione diffusa nelle città costiere italiane fin dall’XI secolo, queste sfere – smaltate nei toni del verde, miele e bruno – indicano un richiamo cosmico, un’allegoria dell’elevazione spirituale.
Durante i recenti restauri del campanile, realizzati in collaborazione con la storica Bottega Branca, fondata da Agostino Branca, sono emerse tracce di lettere incise sulle sfere originarie, tra cui l’enigmatica parola “tissi”, senza etimologia nota. È proprio su questo elemento che Sal costruisce la sua riflessione: utilizzando 20 nuove sfere in ceramica di circa 15 centimetri di diametro, crea una scrittura visiva con un nastro di seta, che rilegge liberamente l’Albero della Vita della tradizione cabalistica e di cui un esempio iconico è rappresentato Mosaico della cattedrale di Santa Maria Annunziata a Otranto. Un’opera che, come un filo, lega passato e presente, materia e pensiero, spiritualità e geometria.
Ma Sphere/Sfera è anche il segno concreto di un’amicizia artistica lunga oltre 30 anni: quella tra Jack Sal e Agostino Branca, nata nel 1989 proprio a Tricase, quando Sal, frequentatore assiduo dell’Italia, incontra Branca nella sua bottega aperta da poco in Via Tempio. Da allora, la ceramica diventa per Sal un terreno di esplorazione, a partire dai “campi di mattonelle” realizzati con il supporto di Branca e decorati da un segno nero iterato, presente anche in molte opere successive, dalle pareti della Cappella Gandini all’American Academy in Rome fino ai pannelli d’acciaio dell’installazione 11 plus 4 allo Spoleto Art Hotel.
Dopo decenni di dialogo tra installazione, fotografia e ceramica, la collaborazione tra i due artisti si è rinnovata recentemente con la pubblicazione del volume Half Empty/Half Full. Food Culture Ritual (2019) e con l’opera Mezzo Vuoto/Mezzo Pieno (2023), esposta anche a Tricase nell’ambito del progetto La Parsimonia dell’Acqua. Con Sphere/Sfera, la connessione si fa ancora più profonda: l’opera è infatti parte di un processo artistico partecipato, che guarda alla ceramica come pratica rituale, all’architettura come archivio di significati, e alla memoria come materia da ricostruire con rigore e immaginazione.
Nato a Waterbury, Connecticut nel 1954, Jack Sal ha studiato con Ray K. Metzker e Ken Josephson, ed è stato protagonista di importanti mostre internazionali sin dai primi anni Ottanta, con opere presenti nelle collezioni di istituzioni come il MoMA di New York, il Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo, il Museo Ludwig di Colonia, il Museo Stedelijk di Amsterdam e il Museo Nazionale della Grafica di Roma. La sua pratica, tra rigore concettuale, stratificazione simbolica e tensione etica, continua a indagare le possibilità del segno, del supporto e della relazione con lo spazio.
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