Quando Ferdinando comprò la villa – progettata nella sua forma attuale dall’Ammannati – il potentissimo babbo, Cosimo I de’ Medici, era morto ed aveva lasciato in eredità le sue fortune. Ferdinando utilizzò una parte di questi beni per crearsi una delle collezioni d’arte più prestigiose di quella Roma cinquecentesca. La sua raccoltà diventò la seconda per importanza in città, surclassata solo da quella dei Farnese.
La collezione è composta di opere antiche, statue e bassorilievi romani, e di lavori contemporanei all’epoca del Cardinale de’ Medici. Tra gli altri figurano alcuni eccezionali bronzi del Giambologna, quadri di Baldassarre Peruzzi, di Andrea del Sarto e del Vanvitelli. Tuttavia il protagonista vero di queste sale è Jacopo Zucchi, fiorentino, pittore personale di Ferdinando, cui è dedicata la metà della mostra.
L’allestimento ed i pannelli informativi sono piuttosto curati ma purtroppo non esiste nulla in inglese, all’ingresso non viene fornito nessun tipo di depliant o pieghevole. Infine il prezzo della mostra pare piuttosto eccessivo, comunque in parte giustificato dalla visita guidata alle sale.
Dopo essersi goduti la collezione di Ferdinando è infatti da non perdere la visita guidata attraverso le sale del palazzo, splendido il panorama.
Possiamo affermare che l’esposizione proposta per il periodo giubilare – il tutto si protrarrà sino a marzo – dall’Accademia di Francia permette di ripercorrere la vita e soprattutto i gusti artistici di un personaggio come Ferdinando de’ Medici, tuttavia sarebbe stato lecito aspettarsi una manifestazione di maggior richiamo da questa istituzione.
massimiliano tonelli
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