Tre visioni in tre stanze comunicanti: nella prima gli “insiders” di Gormley, affusolati ominidi di giacomettiana memoria, nuraghi contemporanei alla ricerca di un equilibrio nel vuoto che li circonda. Per l’autore rappresentano il residuo emotivo che è in ciascuno di noi, una sorta di intimo testimone alieno. “Installazione 2000” è la stanza di passaggio: il buio della mente prima dell’idea? Il passaggio dalla vita alla morte? rimane letteralmente “oscuro” il messaggio di Hammons ma non diciamo di più per non rovinarvi la sorpresa. Ritornano i colori e la luce con le 12 tele della terza sala, “Le dita della mente” di Gallo. Il concetto è ben noto: la mano realizza ciò che è già compiuto nella mente. Oggi Gallo, Borromini e Michelangelo ieri. Si tratta di 12 “sogni” su un unico tema, il concetto di tempo, razionale geometria in cui restano sospesi oggetti, animali e piccole figure umane. Avvicinatevi per distinguerle chiaramente. E’ una mostra suggestiva ma che forse “parla” un po’ difficile. Ha il pregio di tutte le esposizioni d’arte contemporanea, stimola la fantasia dei visitatori: il custode della sala ad esempio è ormai sicuro di ravvisare in una tela di Gallo (la terza sulla parete destra rispetto all’uscita) “un’immagine ripresa da un satellite”; Diego, 4 anni, al Palaexpò col papà, intervistato sul suo quadro preferito, ha fatto una lunga corsa attraverso la sala, si è fermato sotto una tela del Gallo che gli sembrava una gigantografia e mi ha sorriso: lui la chiama “la cornice di tubi rossi”, è il quadro a destra sulla parete in fondo. Voi che ne pensate? Se andate alla mostra, fatecelo sapere…
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