Ad inaugurare il progetto Giochi Dialettici presso lo spazio Punctum di Roma è la mostra di Elizabeth Aro (Buenos Aires, 1961) e Giovanni Ozzola (Firenze, 1982), primo di tre appuntamenti.
La scelta dei lavori è merito delle due curatrici Alexandra Gracco Kopp e Giulia Giovanardi, che con grande intuizione hanno pensato per questo spazio specifico a due opere, di cui una inedita, individualmente già molto forti e comunicative. L’obiettivo del progetto è quello di creare un confronto tra le opere e una tensione aperta, capace di generare un esito a priori non prevedibile. I lavori, liberi di esprimersi in maniera autonoma, circoscrivono spazi contigui ma distinti. Il nesso, che non riguarda l’usuale punto di vista tematico o monografico, va ricercato espressamente nella relazione che si stabilisce in un continuo processo aperto, dialettico.
Elizabeth Aro disegna su una parete, con l’uso dell’acrilico, rami molto fitti dalle diverse sfumature di colore. Sul pavimento, come si trattasse di uno specchio, quella stessa immagine abbandona la bidimensionalità assumendo le sembianze materiali del velluto, il cui movimento in perenne trasformazione viene creato principalmente dai riflessi della luce. L’installazione si appropria dello spazio, diventandone protagonista assoluta. Da un’unica radice, che coincide col punto in cui la parete incontra il pavimento, parte simbolicamente un intreccio dalle infinite possibilità. Un’unica origine dunque per due diverse identità materiali.
L’opera di Giovanni Ozzola è un’installazione audio-video composta da dieci monitor di diverse dimensioni. Questi, già visti in una precedente esposizione presso Il Palazzo delle Papesse di Siena, sottolineano la singolarità della riproduzione di altrettanti echo-colour doppler.
Lo spazio, reso completamente buio, pulsa come animato da un unico ritmo vitale. L’artista, per realizzare l’installazione, sceglie dieci persone di sua conoscenza, e ne fa esaminare scientificamente il battito del cuore. Ozzola dà così, in maniera del tutto singolare attraverso immagini e suoni, la descrizione fedele del loro stato emotivo e fisico. Su ciascuno schermo le macchie di blu e di rosso, che tracciano in maniera astratta la parte arteriosa e venosa del cuore, si muovono incessantemente ad ogni impulso. Il battito di ciascun individuo palpita rispettando i propri tempi e le proprie emozioni; la sovrapposizione sonora che ne risulta sembra assumere forme nuove ed estranee rispetto al familiare ed ordinario impulso cardiaco.
Un esame del tutto scientifico, come quello dell’echo-colour doppler cardiaco, diventa nelle mani dell’artista il mezzo per realizzare un vero e proprio ritratto. I colori, i suoni, registrano sullo schermo il sussulto di ciascun organo e dunque di ciascun individuo mentre si agita, freme, vive.
In occasione di questa mostra –e anche delle prossime- è stato presentato un dialogo-testo in cui, a partire dagli input delle curatrici, gli artisti si esprimono attraverso pensieri e immagini in un’associazione assolutamente libera e personale.
fabrizia palomba
mostra visitata il 16 febbraio 2007
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complimenti, la mostra e' stata una bomba!!! bravissimi gli artisti e bellissima l'idea... ecco le nuove speranze per Roma!!!