Gli ingredienti sembrano bizzarri âopere dâarte, uno spazio inconsueto, la partecipazione del direttore del Carcere di Rebibbia, Carmelo Cantone- ma, come per incanto, tutto trova la sua giusta sistemazione e un suo preciso perchĂŠ: Artwo. Due volte arte. Con due complementari obiettivi: unire lâarte contemporanea a finalitĂ umanitarie e avvicinare le persone allâarte dei nostri giorni attraverso oggetti riconoscibili, prelevati dal comune quotidiano. Detto cosĂŹ suona come una solenne dichiarazione. E in fondo lo è, perchĂŠ Artwo ha un programma accurato e minuziosamente pianificato. Le opere sono realizzate con oggetti di uso ordinario, che però perdono la loro funzione originaria, rielaborati da artisti contemporanei in forme e contesti nuovi. Il risultato sono originali oggetti di design. Lo spazio è quello dellâIstituto Superiore Anticendi -scuola di formazione dei Vigili del Fuoco-, un tempo sede dei Magazzini dei Mercati Generali di Roma: un complesso ristrutturato, buon esempio di recupero archeologico industriale, la cui caratteristica principale è la versatilitĂ . Recupero avvenuto in una zona che non è affatto nuova ad interventi del genere (è vicina la Centrale Montemartini). Uno spazio, quindi, adatto ad ospitare mostre non ordinarie. E di sicuro quella in corso non è una mostra ordinaria. Cosa rende unico il progetto di Luca Modugno Artwo? Le sue diverse componenti: artisti contemporanei, oggetti comuni riletti con la chiave del design, il coinvolgimento dei detenuti. Ogni opera, realizzata in serie limitata, firmata e numerata dallâartista, è infatti prodotta dai carcerati della Casa Circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso a Roma. Gli artisti che hanno aderito sono Giovanni Albanese, Ivan Barlafante, Enrica Borghi, Carlo De Meo, Stefano Canto, Rocco Dubbini, Pablo Echaurren, Yonel Hidalgo Perez, B. Zarro e Franco Losvizzero, scelti fra quelli presenti nel panorama italiano. I detenuti, circa unâottantina, a stretto contatto con gli artisti durante un periodo di formazione, hanno dato
La parte della mostra dedicata alle arti visive è disseminata nei restanti spazi dellâIstituto. Nel giardino, a formare un grande tappeto multicolore, sono i Paesi materasso di B.Zarro, accompagnati delle statuine dellâHomo minus sapiens realizzati con i tubi di scarico dei water. Nei quattro ascensori si trovano Bomboloni di Carlo De Meo. Il Nido di Stefano Canto, con il suo esagerato diametro, occupa lâintero spazio del cortile. Mentre i piccoli tronchi di Ivan Barlafante si dispongono razionalmente nel secondo cortile, confondendosi con antichi strumenti dei Vigili del Fuoco. A cui si affianca lâinstallazione con un fusto colmo dâacqua con luce e woofer. Sospesa nel cielo lâAltalena fiammeggiante di Giovanni Albanese. In caduta libera, percorsa da unâevidente eccitazione, è la scultura di De Meo, che la sottile rete di nylon trattiene sospesa nellâaria. Le sculture meccaniche di Franco Losvizzero, le immagini manipolate di Gian Paolo Tomasi e il progetto Asilo Bianco di Enrica Borghi si distribuiscono nel secondo piano. Tutte opere che dichiarano un desiderio di cambiamento, e una tendenza alla decontestualizzazione, in un luogo che è il simbolo della mutazione del contesto urbano contemporaneo. E in un momento in cui sono molto sentiti i temi del riuso e del riciclaggio a tutela dellâambiente, in aperta contrapposizione allâindiscriminato comportamento dellâusa e getta.
daniela trincia
mostra visitata il 16 marzo 2006
La nascita della Sonnabend Collection Mantova, dentro il restaurato Palazzo della Ragione â inaugurata il 29 novembre 2025 con 94…
Alcuni dei suoi edifici sono i piĂš importanti al mondo: Frank Gehry, colui che ha praticato l'architettura, o forse piĂš…
La SocietĂ delle Api nomina Luca Lo Pinto come direttore artistico: la Fondazione creata da Silvia Fiorucci sposta a Roma…
Fino al 22 marzo 2026, la Fondazione Luigi Rovati celebra i Giochi Olimpici con una mostra che unisce storia, arte…
Ă morto Giovanni Campus: se ne va un protagonista rigoroso e appartato dellâarte italiana del secondo Novecento, tra gli innovatori…
La pollera, da indumento retaggio di subordinazione femminile nell'America Latina a simbolo di emancipazione internazionale: la storia del collettivo ImillaSkate,…