Due sedi espositive e le opere di quaranta giovani artisti: l’itinerario procede tra fotografia, pittura astratta e figurativa, scultura, installazioni; è impossibile trovare nella varietà dei lavori un filo conduttore o un tema comune, non c’è, eppure le tessere, tutte differenti, riescono formare un mosaico di percorsi, di esperienze mai uguali, di “traiettorie” (espressione utilizzata nel testo che introduce il catalogo della mostra) possibili. Un mosaico che rimane non concluso, perché questa è solo una tappa e queste opere, donate dagli artisti alla Fondazione, sono come tracce. Ai suoi borsisti la Fundaciόn Marcelino Botín offre la possibilità del viaggio, del confronto, senza l’urgenza imposta da quelle “leggi di mercato” che troppo spesso soffocano ed inevitabilmente condizionano: fino al 10 giugno 2001 le sale dell’Istituto Cervantes e dell’Accademia di Spagna ospitano la collezione che si è via via andata formando, un saggio del panorama emergente spagnolo e l’occasione per ricordare “un camino compartido”.
José Ramon Amondarain rielabora con la pittura ad olio l’immagine ottenuta mediante stampa digitale: la stesura sovrapposta sfoca gli oggetti, sembra renderli estranei a quanto si trova sul fondo (“Sin titulo”, dittico 2000); nell’opera di Marina Nuñez l’intervento è “dipinto” su un’immagine fotografica: la figura sospesa nella cavità buia, creata in mezzo ad un labirinto di muri, evoca un misterioso smarrimento, presenza forse reale, o forse prelevata da un sogno.
Non manca la pittura astratta, con il groviglio di colore e gesto di Josè Aja, o il nero uniforme, rischiarato da minuscole sfere metalliche, quasi una trascrizione di un paesaggio stellare, di Josè Luis Vicario. Sedici cuori, disposti come in un quadrato ed un busto di donna, poco distante: “Superwoman en el supermercato” 1997, è l’opera presentata da Enrique Marty , ironica digressione sul tema del consumo e dei sentimenti; esempio di quella vena divertita e un po’ feroce, che pare un contrappunto sarcastico alle tinte fosche e alla teatralità incombente di tanta arte iberica del passato.
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maria cristina bastante
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