Pittura Stocastica, Gesti Tipici e Monocromi. Con un colpo d’occhio à rebours, si attraversano in un lampo il percorso artistico di Sergio Lombardo (Roma, 1939), gli anni della Roma della Scuola di Piazza del Popolo e tutta quella ricerca sperimentale avviata (e ancora aperta) dall’artista a partire dagli anni Ottanta. Momenti peculiari, inscindibili, strettamente correlati e interdipendenti, che vengono felicemente sintetizzati nei tre gruppi di lavori esposti nelle due sale della galleria. Lavori in cui lo spettatore è letteralmente catturato e attirato dentro il quadro e che hanno alla base costanti ben precise, come l’automatismo, la serialità dell’esecuzione e lo scopo eventualista. Se le tappe della ricerca artistica dell’artista romano sono ben sintetizzate dalle tele esposte, non è altrettanto semplice sintetizzarle in poche parole. Perché quella di Lombardo è una ricerca che magistralmente si muove (e oscilla) tra quella propriamente artistica e quella psicologica (non per niente i risultati dei suoi “esperimenti artistici” sono resi noti attraverso le pagine del periodico, da lui fondato nel 1979, Rivista di psicologia dell’arte).
È attraverso la pittura eventualista, iniziata negli anni Ottanta, che Sergio Lombardo approda alla pittura stocastica. Mentre la prima è un movimento che coinvolge lo spettatore in un’esperienza estetica al fine di ottenere una risposta che viene valutata e fatta rientrare nell’evento compiuto, la pittura stocastica si muove nell’ambito di quella eventualista, ma mira a fissare i metodi formali che
Considerate dall’artista “una porta di accesso all’inconscio”, le sei tele di medie dimensioni, recentemente realizzate, rientrano a pieno titolo nel filone della pittura stocastica. In queste opere, lo stesso soggetto (e attenzione a non definirlo “astratto”) è riprodotto identico, con l’unica variante dei toni della colorazione (una tinta a quattro toni; quattro tinte a due toni; due tinte a quattro toni; quattro tinte; una tinta con tre toni e una tinta complementare; quattro tinte, due chiare, due scure). Immediatamente precedenti sono i Gesti Tipici, realizzati tra il 1961 e il 1963. Stese su tele bianche di grande formato, le nere silhouette smaltate, di dimensioni maggiori rispetto al reale, congelano le pose universalmente comuni ai personaggi autoritari. Se infatti, con un pizzico di fantasia e libertà, togliessimo la pappagorgia a Nikita Krusciov, sicuramente nella scura sagoma riusciremmo a vedere, come quando leggiamo le nuvole, altri noti uomini politici dei nostri giorni. Ed è proprio questa “contemporaneità” a stupire: seppur si tratti di figure realizzate da alcuni anni, ancora risultano attuali e suscitano inquietudine e disagio.
Ulteriore semplificazione sono gli “ingannevoli” Monocromi. Ingannevoli perché da una certa distanza appaiono come un’omogenea stesura di colore nero, ma, da una visione più ravvicinata, si rivelano sì delle tele scure, su cui sono però disposti, in un ordinato collage, e in un numero variabile ma regolare, dei rettangoli di carta dipinti di nero, nerazzurro, nerorosso. Allo scopo di creare, come scrive Lombardo stesso, “non un’opera, ma un vero e proprio oggetto”.
daniela trincia
mostra visitata il 9 luglio 2007
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