Dalle nature morte di Chardin e Cezanne, ai paesaggi di Canaletto, Guardi e Monet, e ancora dai celeberrimi nudi di Ingres e Modigliani ai ritratti di Antonello da Messina e Pollaiolo, passando dagli interni di Veermer e Manet per giungere infine alle più recenti opere di de Chirico e Picasso. Sono questi ed altri ancora gli immortali capolavori “copiati” dagli artisti del “D’après Art Museum” (Ivanoe, Davide e Marcello Fodaro, insieme ad Antonio Bonaviri e Paolo Bortot), riuniti in mostra alla Galleria d’Arte Cortina. Non si tratta tuttavia di copie in senso stretto, acquistabili a pochi milioni da bizzarri collezionisti. Piuttosto di falsificazioni dotate di poetica propria, che restituiscono all’opera plagiata la sua originaria freschezza, liberandola da quella patina del tempo cui troppe volte si attribuisce il suo fascino “romantico”. Gli artisti del D’après Art Museum sono insomma dei falsari “sui generis” che, banditi gli espedienti classici della falsificazione (quali la ricerca di vecchie tele e telai su cui dipingere, il “craquelè” artificiale o le velature scure a secco), riproducono i capolavori del passato come dovevano apparire appena usciti dalla bottega del Maestro, con i colori vivi e la luce di un tempo. Peraltro attraverso una ricostruzione filologica meticolosa, studiando dal vivo le singole tele e riproducendole con le stesse tecniche usate dai loro autori, dando vita, in molti casi, a nuovi capolavori.
“Il mio è un gioco, una provocazione ”, ha dichiarato ad Exibart Daniele Iosimi, curatore della mostra e proprietario della Galleria insieme al padre Prof. Giancarlo Iosimi. “Pur essendo attualissimo, il tema del rifacimento delle grandi opere dei maestri del passato rimane appannaggio di albergatori ed eccentrici collezionisti, mentre istituzioni museali ed ambienti universitari continuano ad ignorarne le motivazioni e progettualità. All’ostinata visione “passatista” dominante io contrappongo un quesito tanto banale quanto fondamentale: ci vogliamo chiedere com’erano veramente ‘sti quadri?”. Questo il “sasso nello stagno” lanciato dalla mostra di Daniele Iosimi. Voi che ne pensate?
germana mudanò
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Grande Danielone Iosimi. Lessi un suo intervento qui mesi fa, non collabora più con voi?