Categorie: roma

fino al 17.III.2007 | Luca Guatelli | Roma, Studio Miscetti

di - 22 Febbraio 2007

McLuhan negli anni Settanta diceva che il medium è il messaggio, affermando l‘incedere mediatico che un oggetto tratteneva nel suo strato esterno. Collocando la questione in uno schema prettamente artistico, si immagina una manualità attiva che permetta all’opera di riuscire ad erogare l’informazione in essa satura. Non dimentichiamoci quindi che l’arte è anche “artigianato”. Spilli, colore, silicone e tronchi d’albero composti insieme danno vita a White park, mostra con cui Luca Guatelli (Bruxelles, 1979; vive a Roma) interviene nello spazio romano di Stefania Miscetti. Tavole su parete, una piccola e un’altra di grandi dimensioni, sono composte da “ciuffi” di spilli rossi e bianchi, che sparpagliati compongono una situazione spaziale di forte derivazione decorativa. Un’installazione a terra dalle sembianze di una radice si dimena in un movimento dinamico frenato dal limitato spazio concessogli. Elementi, questi, che anticipano lo straripamento dell’utente nella foresta più artificiale in cui si possa capitare.
Come dal nulla sembrano sbocciare alberi “corrotti dall’intervento dell’artista”. Ci si ritrova all’interno di un bosco bianco i cui tronchi d’albero (veri) sparsi nella galleria, vengono alterati da uno strato di colore bianco -silicone- e una “panatura” di spilli, che ritroviamo nel basamento di sostegno come fossero appassiti e caduti all’interno.
Lo spillo è un elemento caratterizzante del lavoro del giovane artista sin da suoi primi lavori, quasi una firma per un’opera in progress. Ed è proprio di progressione che dobbiamo parlare dal momento che The white park fa parte di un progetto iniziato nel 2004 con la mostra Light Street, nel medesimo spazio espositivo, e che si era sviluppato ulteriormente in Almost white lo scorso autunno presso la casa delle Letterature di Roma.
Spilli e silicone, dunque. Due materie, due medium. Biforcazione di un duplice sentimento materico di ruvidezza da una parte e morbidezza dall’altra che si incrociano in un gioco di sensazioni. Un’efficace lotta sensoriale che dona all’installazione una forte predisposizione alla sporgenza, catapultata nella definizione di opera aperta (nell’accezione datane da Umberto Eco).
Il lavoro è di forte impronta tecnica e la responsabilità compositiva prosegue in una manualità che fa da traino ad un’ideologia interiore che rimanda al forte contrapporre contemporaneo di artificiale e naturale. I tronchi d’albero, alterati, deturpati, sozzi e corrotti dalla materia, sono la resa plastica di un concetto inquinante che sembra trasparire continuamente. Tuttavia lo spettatore viene lasciato abbandonarsi in uno stato di allucinato apprezzamento per un’immagine che rimane pur sempre affascinante per la sua valenza anche onirica. Ciò che viene costantemente citato è un’interessante sinergia che si crea tra materia compositiva e opera, tra opera e spazio, tra spazio e spettatore, tra spettatore e risposte interattive dettate dalla forte plasticità emanata dalla materia compositiva stessa. Un continuo ritorno su se stesso.
Da qui il concetto del conficcare: lo spillo nelle tavole, nel silicone e nel tronco; l’opera nello spazio; l’utente che passeggia nell’opera. Conficcare: inserimento, assemblaggio, comunicazione, convivenza osata. Concetto etereo, questo, che non indugia a muoversi in un’intellettuale piattaforma concreta, che discute su tematiche della società contingente in cui natura e artificio convivono in un isterico, ma possibile accoppiamento.

alessandro facente
mostra visitata il 7 febbraio 2007


Luca Guatelli –The White park
Studio Stefania Miscetti, Via Delle Mantellate 14 – 00165 Roma (zona Trastevere – carcere Regina Coeli) – Orario: da martedì a sabato dalle 16 alle 20 – (possono variare, verificare sempre via telefono) – Ingresso libero – Info: tel. +39 0668805880; fax +39 0668805880;
mistef@iol.it

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