È
inevitabile chiedersi: come può un pittore come Elvio Chiricozzi confrontarsi
con questo spazio? Proprio in questa domanda è racchiusa la sorpresa che si
prova all’ingresso, di fronte a un lavoro che l’artista pensava da circa
vent’anni. Perché Chiricozzi, seppur pittore, in realtà ha sempre lavorato
anche con lo spazio, inglobandolo nei propri lavori, facendolo divenire un
ulteriore elemento dei propri quadri. Che difficilmente sono semplici quadri
appesi alle pareti, ma parte di un’articolata installazione. Le sue opere hanno
infatti sempre qualcosa di architettonico, di costruito, di tridimensionale.
La sorpresa si accompagna a una
forte capacità evocativa. E non solo. Anche da una certa sollecitazione
sensoriale. Gli occhi devono mettere a fuoco per distinguere i singoli elementi
della grande macchia nera, ora intensa, ora dilatata.
Per un romano il lavoro è
anche un silenzioso omaggio alla propria città. Perché sono pochissimi coloro
che non sono rimasti incantati e affascinati dalle evoluzioni degli stormi che
puntualmente ogni anno in autunno si radunano nei cieli della città
(soprattutto alla Stazione Termini e nel quartiere Prati). Addirittura sembra
di sentirlo il fragore delle migliaia di battiti d’ali. Così, si resta
ipnotizzati dalle minute sagome fustellate di uccelli che costruiscono le
diverse evoluzioni degli stormi.
Per realizzare i pannelli che si
dispongono lungo il perimetro, Chiricozzi effettivamente ha “fatto volare” gli
uccelli. Arrampicatosi su un’impalcatura, ha lasciato cadere le piccole
silhouette, conferendo alla composizione una certa casualità. Un lavoro creato
quindi per sovrapposizione.
Seguendo le evoluzioni degli
stormi s’incontra l’ultimo soggetto (in realtà il primo) dell’intero lavoro.
Dopo lo spazio e il volo – gli altri due soggetti ex aequo della composizione –
ecco chi ha generato il tutto: un adolescente in rapita contemplazione. Un
ragazzo che simbolicamente rappresenta l’intero universo adolescenziale, con
tutte le problematiche tipicamente connesse al delicato momento di passaggio fra
lo stato di bambino e quello di adulto.
È un disegno a matita realizzato
per sottrazione. Tutto quello che circondava il ragazzo è stato eliminato. E il
ragazzo si trova, così, come librato nell’aria (di nuovo la sospensione); non è
dato sapere quale sia il supporto su cui è seduto e quale sia il panorama che
lo circonda. Perché, in effetti, nei momenti di passaggio, di crescita, di
acquisizione di consapevolezza, si è sempre soli.
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a Roma
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collettiva a Milano
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a Cechov
daniela trincia
mostra visitata il 19 ottobre 2010
dal 19 ottobre al 17 dicembre 2010
Elvio Chiricozzi – Ciò che non muta
Fondazione Volume!
Via San Francesco di Sales, 86-88 (zona Trastevere) – 00165 Roma
Orario: da martedì a venerdì ore 17-19.30
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 066892431; press@fondazionevolume.com;
www.fondazionevolume.com
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