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fino al 18.VI.2007 | Erik Matrai | Roma, Chiesa dei Bergamaschi

di - 18 Maggio 2007

Ci sono spazi, temi, iconografie che sfruttati con intelligenza, invasione controllata e molta mimesis, danno vita a progetti di raffinata contemporaneità (non solo cronologica). Ciò significa avere grande sensibilità di osservazione, conoscenza del posto e chirurgico colloquio di arte contemporanea. Cadere nel banale è molto facile. Erik Matrai (Budapest, 1978), giovane artista ungherese, nella chiesa dei Bergamaschi sceglie una via sicura, che gli permette di interagire in modo pacato senza il rischio dell’errore. Quattordici piccoli monitor a cristalli liquidi raccontano le stazioni della passione di Cristo con azioni lente e gesti controllati. L’impostazione “rilassata” crea singole narrazioni congelate, che tendono a focalizzare l’attenzione su avvenimenti religiosamente significativi. Responsabilità dell’atto. Questa calma alterata, per quando concettuale, denota implicitamente un’apprezzabile e costruttiva preoccupazione tecnica, dando al lavoro complessivo non solo una valenza significante-evocativa, ma anche prettamente sistematica. L’iconografia è dichiaratamente trecentesca per la “formalità” dei personaggi, il trattenersi dei movimenti e soprattutto per questo approfondimento delle ricerche spaziali che ricordano Pietro Lorenzetti e suo fratello Ambrogio. È ovvio anche il riferimento a Giotto: i sentimenti dei suoi personaggi, i cromatismi e le situazioni fortemente allegoriche che incrementano senso spirituale, danno altresì un’impronta decisamente aulica, severa e concettualmente impegnata.
Tipico di Matrai è lavorare su tematiche e forme religiose per il loro essere conformi ad un immaginario collettivo, non solo formale. L’idea è di attualizzare uno storico messaggio umano attraverso icone e concetti in un linguaggio cristiano che, in un contesto di arte contemporanea, spesso è oltremodo esplicitato, occultando un progetto potenzialmente interessante. L’arte sacra, per quanto garante di un messaggio religioso molto impegnato, nasconde dei sottili ponti latenti verso tematiche prettamente profane. Contemporanee. Questo è un elemento portante che Cross Road dichiara apertamente. Il bambino che appare improvvisamente in ogni scena ne è un esempio. Una visione. Un elemento fugace che riporta l’attenzione più in basso. A terra. Ad oggi. Ponte di congiunzione tra la storicità dell’evento e la contemporaneità del vissuto odierno. Il bambino cammina carponi. È per questo che i toni, per quanto sacri, si presentano pacati, analitici, illustrativi, fissi riproducendo esattamente gli atti secondo narrazione evangelica: Cristo deriso, flagellato, crocifisso. I retroscena incrementano questa fissità per via, non di una dinamica ripresa video, ma di fotografie montate a sfondo invitando il personaggio in un ambiente, sì specifico, ma con toni a tratti eterei. Elementi scenici. L’ovvia contemporaneità dei cristalli liquidi supera quei limiti che il canonico pigmento possiede, permettendo l’alterazione dei colori, fino alla saturazione completa. È di saturazione che parla. Ambienti, temi e icone esplicite per un’azione che si consuma in un accanito movimento lento che giunge lo spettatore all’intima meditazione.

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www.erikmatrai.com

alessandro facente
mostra visitata il 17 aprile 2007


dal 17 aprile al 18 giugno 2007 – Erik Matrai – Cross Road
Chiesa dei Bergamaschi, Piazza Colonna – 00187 Roma (Montecitorio)
Orario: lunedì-sabato 10–13 e 15-19. Domenica 16-19
Ingresso libero – www.galleria-piltzer.it
Presentazione Gerard Pilzter, Don Giulio della Vite e Kyla Pahlen


[exibart]

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  • Interessante l’idea, ben confezionata tecnicamente.
    Evanescenti gli episodi: ok!
    Ma il Cristo è risibile come “attore”!
    Sulla croce sembra si stia al più sottoponendo ad una uretroscopia piuttosto che essere crocifisso da grossi chiodi! Ridicolo, comico!
    L’intenzione c’era..non riuscita!

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