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fino al 20.II.2011 | Federico Fellini | Roma, Galleria Tondinelli

di - 4 Febbraio 2011
Non distante davia Veneto e Fontana di Trevi, nel
cuore dellaRoma della Dolce Vita,si
nasconde uno “stanzino segreto”, una piccola galleria in cui
l’universo onirico di Federico Fellini(Rimini,
1920 – Roma, 1993) può essere frequentato al prezzo della sensazione di rubare
uno scrigno privatissimo; quasi di sostituirsi inadeguatamente, almeno per la
sua facoltà di ascolto, allo psicoanalista del grande cineasta.

Ma è Fellini stesso ad aprire le porte del suo favoloso
mondo d’immagini, a mostrare giocosamente e senza imbarazzoinquietudini e
paure, desideri e fantasie della sua psiche, in una sorta di sceneggiatura a
disegni in cui le parole danno vita alle figure, eil piacere di
raccontare prevale sull’istantanea da custodire.

In trenta opere, alcune sature di colori e bellezza,
altre più vicine a schizzi frettolosi, l’immaginario ricorrente di Fellini si
dipana in un linguaggio a cavallo fra pittura e cinema: chi vuole ricordare Amarcord o La Dolce Vita sentirà l’eco dei ricordi nelle raffigurazioni della
tabaccaia che sommerge tra le sue forme Antonello(Antonello Geleng, amico
di Fellini,della cui collezione fanno parte i disegni) e
dell'”Anitona” Ekberg che appare in sogno a Federico invitandolo a
volare via con lei; ma anche chi si ponesse immemore di fronte alle creazioni
dell’artista non avrebbe difficoltà a riconoscere la mano di un regista, che
appunta note, allestisce scenografie (“parete
dietro l’omino?
“, si chiede in un disegno per lo spot della Banca di
Roma), fa parlare i personaggi come nei fumetti e disegna i costumi dei suoi
voluttuosi personaggi femminili.


L’eros è il fil rouge di una vita, e quindi anche delle
opere in mostra: le donne felliniane hanno capelli come
serpenti,senigrandi con i capezzoli appuntiti, glutei pieni, mani
da strega e la lingua di fuori come per avvinghiare la vittima; la quale
vittima non è, se non nel senso di un Federico “pietrificato” sotto
il donnone, con le braccia secche timidamente protese verso l’oggetto del
desiderio, o di un Antonello implorante “papà…” in tre disegni in cui una cicciona (in uno è proprio
la tabaccaia di Amarcord) quasi se lo
mangia. Altrove si dipingono scene in cui l’uomo è meno passivo, ma è sempre la
femmina il sesso forte, assetata protagonista delle danze erotiche;oppure
si raffigurano metafore dove l’atto si sublima nell’arte di dipingere col
“pennello”.

Giulietta Masina, moglie di Fellini, è ritratta in un
disegno come una donna di esclusivo appeal intellettuale, sguardo perso ma
sorriso beffardo e potere di seduzione.

I pezzi forti del percorso sono i due disegni double-face
in tecnica mista, rappresentanti i sogni di Federico in alcune notti fra il
1972 e il 1974: espressivi, ricchi di dettagli colorati, integrati dal
raccontomanoscritto “sul lettino” dell’autore, che si
rappresenta come un’ombra, una macchia di buio per eclissarsialla
coscienza e farbrillare di luce riflessa i personaggi dell’inconscio.


Fellini è insieme voce narrante eattorein
questi splendidi cortometraggi su carta, in questi cartoni non-animati pieni di
ingenuità e intelligenzainfantile. Qui, e in mododisorganico ma non
menoefficace negli altri disegni esposti, si spiega il genio figurativo
di Fellini, uno dei pochissimi autori (si pensi anche a Tim Burton) capaci di disegnare con la cinepresa e filmare con la
matita.

marco d’egidio

mostra
visitata il 20 gennaio 2011


dal 20 gennaio al 20 febbraio
2011

Federico Fellini – Disegni

Galleria Tondinelli

Via delle Quattro Fontane 128/a
(zona Quirinale) – 00184 Roma

Orario: da
lunedì a venerdì ore 10.30-12 e 16-19; sabato su appuntamento

Ingresso libero

Info: tel. +39
064744300; info@galleriatondinelli.it; www.galleriatondinelli.it

[exibart]

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