“Desti nel campo di zingari e desti in tenda nel deserto / scorre sabbia dai nostri capelli / la tua, la mia età e l’età della terra/ non si misura con gli anni”. Così si rivolge l’austriaca Ingeborg Bachmann a suo fratello nella poesia Il gioco è finito. E così si rivolge a noi Anselm Kiefer (Donaueschingen, 1945; vive in Francia) con la mostra Dein und das Alter der Welt che prende in prestito il titolo da questi versi. Un tema complesso, questo dell’aetas, intesa in senso universale. Che va oltre la già complicata trattazione dell’età dell’uomo, tema su cui si sono confrontati i grandi della pittura, da Giorgione a Tiziano, fino a Klimt. Qui l’età dell’uomo viene messa a confronto con l’età personale dell’artista, con la sua storia e poi, ancora, messa a confronto con l’età del mondo. Tre età, dunque, le cui unità di misura non sono i giorni, i mesi e gli anni, ma una complessa stratificazione di eventi. Dal macrocosmo al microcosmo. Come le ere geologiche, che prendono forma nella sovrapposizione delle falde terrestri, così l’età, intesa come storia personale, di Kiefer, prende forma nella sovrapposizione insita nella sua opera. Nel vero senso della parola.
Nella grande tela (280×380 x 500mila euro!) una successione di quadri, uno sopra all’altro, ammucchiati, abbondanti, stratificati. A rievocare un preciso momento dell’esistenza dell’artista, di solitudine e ricerca, vissuto negli anni Novanta. Proprio da qui germogliano i girasoli, tra il nero, il grigio, e il marrone di un paesaggio esanime, simbolo di vita, sia metaforicamente che materialmente. E proprio la sostanza di cui è fatta la terra diventa l’ingrediente alchemico dei quadri. Come il tronco dell’albero, che racconta la propria storia anello dopo anello, Kiefer racconta la propria.
Opera dopo opera. La si può sfogliare sotto forma di libro, pagina dopo pagina, come quello presente in mostra, otto fogli fatti di materiali diversi stesi su una base di cartone (libro-scultura 151x101x101). Sempre il libro, stavolta in piombo, domina al centro della seconda tela (280×380) sullo sfondo di un paesaggio freddo, arido, nevoso, con l’aggiunta di rametti secchi, su supporto di sughero. Qui il libro è presente come “esperienza umana nella storia”, a prescindere dall’età.
L’immagine della stratificazione, caratteristica dell’iter artistico di Kiefer, ritorna poi nelle quattro gouaches, anch’esse esposte per la prima volta. Sono collage su fotografie, in cui l’artista è intervenuto con varie tecniche. Immagini di tele sovrapposte, quadri arrotolati a formare delle alte pile. Accanto sono scritti i nomi delle ere geologiche, come delle note a matita su un libro, tra gli appunti.
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