Dall’Iran agli Stati Uniti, seguendo la sua famiglia in cerca di una nuova condizione; la passione per una nevrosi comune a molti in attesa dell’adolescenza: la collezione di francobolli, in questo caso quelli dei diversi Stati USA. Ramak Fazel (Abadan, Iran, 1965), fotografo e artista ancora in movimento, da qualche anno a Milano, decide di ripercorrere a ritroso il viaggio che gli consentirà di ridare vita ai suoi francobolli. La performance a cui si sottopone è un itinerario per 49 Stati d’America, inoltrando in ciascuna delle tappe cartoline a doppia affrancatura, un francobollo nuovo e l’altro recuperato dalla sua collezione, da ritirare nel Post Office della successiva fermata. Gli scatti, niente digitale e dall’inconfondibile formato quadrato, fissano il simbolo del potere locale: i Capitol Buildings e gli uffici dei Governatori.
La sequenza di foto è un tributo all’America profonda, alle sue facce rese familiari a noi europei da mode e media: scrivanie e pareti di solido legno rossiccio circondano oggetti ordinati nelle stanze del potere (Nashville, TN). Il richiamo ai Padri dell’epopea americana è spesso un grande quadro sul muro di questi uffici dai materiali rassicuranti e ben piantati negli ambienti ( Honolulu, HI). Sembra uscire invece da un fumetto dell’eroe Tex il Gerald Ford ritratto a Lansing, MI. Gli eroi moderni, e non poteva essere diversamente, li regala l’adrenalinica California. In Sacramento, CA è prorompente vitalità la foto di Schwarzenegger con la moglie, sorridenti e vitaminici.
Ma negli scatti in esterno i Capitol Buildings perdono quasi la loro costruita sacralità, immersi come sono nelle contraddizioni della provincia americana. Un’auto lunga e luminosa, in primo piano, spinge verso il fondo oscuro l’edificio di Oklahoma City, OK, una rosso cupo e malandata quello di Washington-DC; lo stesso destino viene riservato al Capitol Building di St.Lake City, UT questa volta da una casina in legno azzurro e infissi bianchi, placida e precaria.
È l’America che si appropria di simboli estranei, di colonne e marmi, di improbabili forme classiche. Triste copia del Partenone, fra scavi moderni ed impalcature, in Richmond, VA. E tra un pieno di benzina e l’altro, tutti rigorosamente censiti, -il richiamo alla metodica della classificazione non ha evidentemente abbandonato Fazel- ecco finalmente i grandi spazi, gli elementi di una natura dalle dimensioni che abbagliano. Natura che si ritrova nelle decorazioni di Phoenix, AZ. La sequenza dei 49 scatti però non consente invasioni di campo, ogni Stato Federale è ridotto ad un formato 40×40, rigorosamente disponibile in soli 7 esemplari. E la stampa, realizzata dallo stesso fotografo, viene messa in protezione con cornici museali sigillate.
Finalmente un cedimento, nell’austero ufficio di Springfield, IL dove un inequivocabile “DO NOT ENTER” intimidisce i visitatori davanti l’ufficio del Governatore: ma appena sotto la finestra campeggia la statuina feticcio di uno scatenato Elvis che si dimena con la sua chitarra.
patrizio patriarca
mostra visitata il 24 giugno 2007
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