Le nu descendant en escalier prende corpo, nel vero senso della parola. Stavolta en montant l’escalier del Museo Laboratorio. Si chiama appunto Nudo che risale le scale ed è la performance site-specific realizzata dai Lodz Kaliska a Roma. Ma non è certo l’unico riferimento a Marcel Duchamp. La matrice dissacratoria dell’autore del primo ready made è componente fondamentale e ricorrente in tutti i lavori del gruppo polacco in mostra. Attivi come collettivo dal ‘79, anche loro hanno conosciuto il rifiuto, come accadde al nudo duchampiano. Anche per loro è stata forte l’esigenza di un rinnovamento del fare artistico, amplificata dalle condizioni politiche polacche, non certo facili negli anni Ottanta e Novanta. Ma il ready made dei Lodz (o meglio, ready made del ready made, come suggerisce Agnieszka Zakrzewicz) subisce delle mutazioni, e si adatta di volta in volta al contesto in cui viene richiamato.
Così da un linguaggio di stampo neodadaista si passa ai periodi New Pop e Underground, che comprendono la maggior parte delle opere presenti in mostra. Composizioni perfettamente studiate caratterizzano i lavori fotografici, dov’è possibile rintracciare particolari dalla minuzia quasi fiamminga e trovarsi coinvolti in un voyeurismo implicitamente obbligato, ma in fin dei conti compiacente. Se l’Étant Donné costringeva a spiare dal buco della serratura, questi nudi fotografici sono consapevoli della loro presenza scenica e invitano lo spettatore a partecipare, se non ad abbozzare un sorriso divertito.
Le immagini pop degli anni Sessanta, Coca Cola in primis, trovano nuova collocazione, e si presentano in una veste grafica che rivela una competenza pubblicitaria di fondo. Ma è stessa cosa chiamare in causa la Coca Cola negli Stati Uniti e in un Paese uscito da non molto da un regime di stampo nazionalistico e tradizionalista?
I Lodz non scelgono la strada della body art estrema, praticata da molti artisti dell’Est (vedi ad esempio Oleg Kulik). Ma il loro lavoro non è nemmeno leggero e disinteressato, volto solo a imbarazzare e provocare. In fondo bisogna ricordare che l’ostentazione del nudo “reale”, in un Paese in cui i precetti cattolici sono così radicati, non è un dato scontato. E che i poster pubblicitari che sventolano sul Palazzo del Rettorato (il Museo Laboratorio ha sede nella città universitaria capitolina) potrebbero apparire come trionfo della donna oggetto (Trionfo è proprio il titolo dell’opera), ma a ben guardare rivelano una presa di posizione assolutamente contraria, che delle pin-up americane si prende gioco lavorando con gli stessi mezzi ereditati dalla Pop. Inoltre ci sono i Gemelli identici, velato (ma non troppo) riferimento a personaggi di primo piano della politica polacca, i fratelli Kaczynski.
Dunque licenziosi sì, ma con un perché. Arrivano in Italia sotto l’insegna di un cono gelato (rigorosamente italiano) per presentarsi, irriverenti e poetici.
Ma anche per aiutarci a gettare uno sguardo alla produzione artistica polacca contemporanea, non certo nella hit parade delle scelte curatoriali del momento.
link correlati
www.lodzkaliska.pl
alessandra troncone
mostra visitata il 14 novembre 2006
Tra arti applicate e astrazione: in mostra a Palazzo Citterio fino al 7 gennaio 2026, il percorso anticonvenzionale di una…
A Bari, la prima edizione del festival Spazi di Transizione: promossa dall’Accademia di Belle Arti, la manifestazione ripensa il litorale come spazio…
Il mitico direttore Daniel Barenboim torna sul podio alla Berliner Philharmoniker e alla Scala di Milano, a 83 anni: due…
In mostra da Mondoromulo, dinamica galleria d’arte in provincia di Benevento, due progetti fotografici di Alessandro Trapezio che ribaltano lo…
La Pinacoteca Civica Francesco Podesti di Ancona riapre al pubblico dopo due anni di chiusura, con un nuovo allestimento delle…
Tra intelligenza artificiale, installazioni monumentali e video immersivi, i settori "Zero 10" e "Meridians" mostrano come la fiera di Miami…
Visualizza commenti
slurp