“In tutti i miei collage c’è un elemento fisso, una cartolina di donna dei primi del Novecento: da lì inizia il mio processo di ricerca di sogni dimenticati e di oggetti lontani”, India Evans (New York, 1978) descrive così alcune coordinate essenziali della sua poetica. L’artista raccoglie cartoline d’epoca che ritraggono donne, poi ricicla piume, fiori e farfalle e li traspone armoniosamente in sofisticati collage, seguendo una ricerca sul corpo femminile -sagoma strutturante delle sue composizioni- trattandolo nelle sue molteplici accezioni. Come elemento simbolico, ornamentale o concettuale, sintetizzando la metafora della nascita, della ri-creazione nell’evento eterno della gestazione, associando alla donna il miracolo della creazione e quello della stessa creatività.
Nella mostra romana il lavoro dell’artista è esposto secondo un percorso che si svolge su due piani. Al piano inferiore, nella project room, una misteriosa installazione rappresenta la parte più nascosta dell’universo femminile, immaginando un viaggio mentale che va dal dentro al fuori. In questo spazio la gomma piuma riempie e gonfia pizzi, le trasparenze seduttive del bianco e del nero vestono forme organiche che scendono dal soffitto, aggrappandosi alle pareti come muschi, creando analogie intuitive tra rami e sassi e parti del corpo umano come cuore e polmoni. Simulando morbidezze che rimandano all’intimità dell’utero.
Charles Baudelaire in Corrispondenze scriveva: “La Natura è un tempio in cui pilastri vivi a volte emettono confuse parole; l’ uomo, osservato da occhi familiari, tra foreste di simboli s’avanza”. I versi del poeta francese, grande interprete del fascino femminile, raccontano bene l’installazione denominata Foresta; bosco simbolico in grado di condurre chi guarda
Ma dove si stringe il cerhio? Nell’installazione 9 Mesi, metafora della gestazione: al centro dell’articolato collage è disposta una mappa delle costellazioni. Una donna si dondola su una corda di luccicanti pailettes, intorno si collocano nove figure femminili, una per ciascun mese di gestazione; ogni figura è collegata tramite un filo argentato che parte dalla vagina fino a raggiungere la mappa stellare. In questo modo, si conclude un movimento vitale con un andamento circolare ed eterno che perpetua il ritorno rituale e cosmico della fecondazione e della procreazione.
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giuseppe giovanni blando
mostra visitata il 1 dicembre 2005
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