Categorie: roma

fino al 27.IX.2002 | Emanuele Gabellini – The best in september | Roma, Arte fuori centro

di - 26 Settembre 2002

Le opere di Emanuele Gabellini respingono gli insani psicologismi che troppo spesso divengono scudo per una critica costruttiva, che badi non solo al messaggio insito nell’opera d’arte ma anche all’emozionalità che scaturisce dalla sua semplice, diretta visione. Prima l’occhio, poi la mente.
Ed è così che un pesce diviene una sfera imperfetta dalla pinna caudale triangolare, che i fiori si trasformano in ampi cerchi di colore circondati da irregolari petali monocromatici; e le strisce pedonali non sono che segmenti paralleli coperti fluidamente da diverse tinte dalle sfumature accese e perfettamente abbinate. Ogni elemento è ridotto alle sue linee essenziali. Emanuele Gabellini non cerca neppure la perfezione compassata nella geometria delle forme. Osa le tinte più audaci, le gradazioni più squillanti immergendole, l’una accanto all’altra, con un gusto che incontra ogni preziosa armonia, senza mai rischiare la monotonia anche nella reiterazione dei soggetti. Il colore è piatto, privo di quella profondità che l’artista stesso non vuole esplicitamente esprimere e le sagome, racchiuse in uno spesso contorno nero, vengono così delimitate per lasciarle finalmente libere di essere quello che sono. Semplicemente.
Stemperare i toni da tragedia per scendere a patti con l’arte. Giocosità che sfata il divenire serioso delle cose, anche nell’attribuire alle opere titoli buffi, acuti, dissacranti. L’artista stesso, di fronte ai perché, che sempre aleggiano intorno alle opere d’arte, risponde con la medesima essenzialità stilistica e con una rara onestà intellettuale: perché mi piace!. Eppure non sembra superficiale il pensiero che sottende a tale ricerca. Le sue opere paiono quasi voler tornare al grado zero della pittura per combattere l’aspettativa di un sempre più astratto bello pittorico. E come ha sottolineato il critico d’arte Guglielmo Gigliotti le ideologie del “bello pittorico”, giunte almeno all’informale e alla pittura monocroma, vertevano sulla rimozione del “brutto pittorico”, e tutto ciò che si rimuove alfine, come si sa, emerge.
Dietro ad ogni opera c’è un sorriso che fa capolino, uno sberleffo a chi limita alla sola complessità il vero valore delle cose, quasi che l’essenzialità del tratto, la piacevolezza ottica non contassero nulla. L’artista romano, invece, non disorienta il pubblico con falsi messaggi, dalla spirale inespugnabile. Il significato è evidente. Quasi a dire a buon intenditor poche parole

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laura messina


Emanuele Gabellini – The best in september, a cura di Gugliemo Gigliotti
arte fuori centro, via Ercole Bombelli 22, www.artefuoricentro.it, mar_ven 17-20 ch sab_lun


[exibart]

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