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fino al 27-VIII/30.VI.2006 | Rosemarie Trockel | Roma, MAXXI / Accademia Tedesca

di - 31 Maggio 2006

MAXXI, Europa. Una Roma già col solleone accoglie Rosemarie Trockel (Schwerte, Germania, 1952; vive a Colonia), nome di quelli che contano nel panorama dell’arte attuale, grazie ad una stretta triangolazione con Germania e Francia (l’antologica è una coproduzione MAXXI/Museum Ludwig di Colonia; i disegni visibili a Villa Massimo, che al MAXXI espone per l’occasione foto e plastici della sua nuova sede di Metz, sono di proprietà del Centre Pompidou). Buon segno. Probabilmente il riconoscimento tanto atteso per le ambizioni da museo continentale del gigante romano, affetto com’è noto da carenza di calcio. Di più: in sede di conferenza stampa il Direttore della DARC Pio Baldi auspicava-quasi-garantiva l’agognata fine dei lavori in tempi (ragionevolmente) brevi. E allora la bella retrospettiva della Trockel, sinfonia di un’idea profondamente “europea” della femminilità, pare il viatico migliore affinché il museo di cui c’è bisogno possa davvero venire alla luce (sia detto a chiare lettere: un museo internazionale per il peso oltre che per il respiro).
Ed eccoci alla mostra, cofanetto di quelli che volentieri si regalano agli amici, da custodire da qualche parte tra postminimalismo e cosiddetta estetica relazionale. In tutto quasi duecento lavori –si fatica a crederci, tanta è l’agilità da capriccio tascabile dei momenti anche più voluminosi–, che arrivano senza soluzione di continuità dal 1984 ad oggi.
È lei l’artista che parafrasò il celebre motto beuysiano “ogni uomo è un artista” sostituendo la parola “animale” a “uomo”; ed è lei, indossati per sé i panni della donna-ragno, a proporre per l’occasione una ricca playlist di marchingegni impagliati e maglieria viceversa meccanica in cui la sola cosa difficile è riuscire a perdere (letteralmente) il filo del discorso. Nota a parte per il titolo, [Post-] Menopause, severo ma anche buffo e allusivo, in bilico tra un’idea di pit-stop e la (sacrosanta) voglia di tirare le somme (il prefisso post, dapprima pensato per il solo catalogo, all’ultimo minuto è stato aggiunto a mano anche sul manifestino all’ingresso, con un gesto-burla che sa di dichiarazione di poetica).
Si parte dal non-intimismo dei celeberrimi quadri “a maglia” (gli Strickbilder di piccole, medie o grandi dimensioni, a griglie o monocromi) in cui l’ostensione della trama strenuamente geometrizzante –insieme soggetto e processo attraverso il quale l’immagine si dà corpo– conduce la lana stessa, non senza ironia, direttamente nel freddo mare magnum dell’astrattismo e dell’horror pleni minimalista (Wasser/Water, del 2004, quasi una citazione del celebre Iceberg, anch’esso presente, del 1986). E si arriva alla serie (annata ’93) di serigrafie su plexiglas, dove i tagli (alla Fontana) cui è soggetta la vita del tessuto fanno capolino attraverso/nonostante il buio radiografico del report.
E ancora: dalle tavole di Rorscharch (le macchie usate nei test psico-attitudinali) delineate nero su bianco, anch’esse su lana, onde esibire uno ad uno –con tanto di straniante effetto pixel– il profilo acuminato di presenze icastiche ma giocoforza informi (del ’91-’92), alle molte sculture “da camera” (nasi prominenti a formare grate di stalattiti, fornelli elettrici trasformati in giradischi, manichini un po’ iperrealisti e un po’ bric-à-brac, uno splendido Cristo goticheggiante in stile cheap) in cui, viceversa, l’investigazione linguistica viene accuratamante infeltrita recuperando un’allure da objet trouvé di matrice archeo-surrealista.

E ancora: video, collage, progetti per libri e quaderni, installazioni tra il robotico e il confidenziale, incisioni su legno in cui convivono il rigore del disegno e la grazia inconfessabile della texture meccanica (A ship so big, a bridge cringes e Attached to a curtain, entrambe del 2004). Senza dimenticare, a proposito di disegni, quelli –imperdibili– visibili a Villa Massimo (una ventina, molte le tecniche utilizzate), variazioni sul tema ipotesi di archetipo, ritratti di uomini e animali friabili e solenni come foglie.

pericle guaglianone
mostre visitate il 19 e 20 maggio 2006


Rosemarie Trockel – Menopause – Fino al 27 agosto 2006 – Roma, MAXXI – Via Guido Reni 2 (Flaminio) –Ingresso libero – orario: 11/19, chiuso il lunedì – Sito web: www.darc.beniculturali.it
Disegni della collezione del Centre Pompidou – Fino al 30 giugno 2006 – Roma, Accademia Tedesca Villa Massimo –Ingresso libero – dal lunedì al venerdì 9/13 e 14/17, venerdì 9/13 – Largo di Villa Massimo 1-2 – Sito web: www.villamassimo.de


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  • beh dai, non mi sembra così male...e quella frase non era così esasperante. Ah, topo gigio te la sei presa un pò troppo...Cosa mi dici mai?

  • "nome di quelli che contano nel panorama dell’arte attuale"

    Senza commentare il lavoro di Rosmarie che sicuramente è di altissima qualità e pregnanza concettuale... ma come si fanno ascrivere frasi così idiote? Siamo ancora a questo livello di discussione?.... ormai contano solo i nomi?
    Articolo orrendo, cocktail di ovvietà e finta conoscenza dell'opera di una artista complessa e profonda....

  • ...ho visto la mostra...e l'unica cosa che mi viene da dire è che la concettualità dell'arte mi ha stancato...non me ne frega niente del nome dell'artista, ma per me questa non è arte!!

  • Vanessa! Allora perché non te ne stai a casa tua cosí non ci rompi le balle?

  • Anche a me, che la mostra l'ho vista stamattina, e ahimè ora sono di nuovo a Napoli, quest'arte post-menopausale non é piaciuta per niente... ma l'igresso gratuito...

  • "Rosmarie che sicuramente è di altissima qualità e pregnanza concettuale"

    Ma dove? Ha ragione Vanessa, i soliti trucchetti concettuali triti e ritriti, ma di arte non c'è nemmeno l’ombra.

  • ...io invece le mostre me le vado a vedere e sono pure libera di esprimere il mio parere su quello che vedo (dato che qui si dice di esprimere un commento)...e questa mostra non mi è piaciuta...non ci posso fare niente...

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