E’ allestita fino al 28 aprile presso il Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma la mostra personale di Jana Sterbak dal titolo Pensare ad alta voce/Penser tout haut/Thinking out loud. L’evento permette di conoscere l’artista praghese partendo da un punto di vista completamente inedito, diverso da quello mostrato al pubblico italiano durante l’ultima Biennale di Venezia.
L’allestimento consiste infatti in un ciclo di disegni e di collage che illustrano un percorso intimo, che si snoda attraverso territori poetici e sognanti e che poi troverà la sua realizzazione successivamente in grandi opere, nate dalla fusione dell’alta tecnologia con i materiali naturali.
Si possono osservare i nove disegni a grafite esposti una volta soltanto a Vancouver nel 1978 e mai più riprodotti insieme a quaranta bozzetti e schizzi che attraversano un periodo di circa venti anni. Come i pezzi di un unico puzzle, essi ricostruiscono l’idea originaria, embrionale, che poi ha dato vita ad alcune delle più importanti e note opere di questa prestigiosa artista contemporanea.
La mostra, curata dalla direttrice della Galerie de UQAM Louise Dèry, è stata realizzata in collaborazione con la Galerie de l’Universitè du Quebec à Montrèal.
Elemento fondamentale della dialettica artistica di Jana Sterbak è il rapporto tra arte e scienza che si esplica tramite il disegno. Nonostante quest’ultimo venga ancora inteso, seguendo un luogo comune, come incompleto, come uno stato primario che si svilupperà potenzialmente in proposte più compiute rappresentate dalla pittura e dalla scultura, tuttavia in questo caso i disegni e i bozzetti dell’artista sono i surrogati del suo pensiero e della sua voce.
In bilico, quasi sospesa tra due mondi, al confine tra materia e forza immateriale, la Sterbak è profondamente influenzata anche dalla tradizione del pensiero occidentale, che oppone all’anima, allo spirito, alla vita, il corpo, la materia e la morte. Proprio nell’incontro e nella fusione di questi due mondi si sviluppa la sua concezione della creazione.
Dalle sculture e dalle installazioni dell’artista emerge una sintesi delle dimensioni simboliche e fisiche, una fusione e continua ricomposizione delle sfide connesse alla materia e allo spazio. Al contrario nel disegno le barriere si sgretolano, diventano più mobili e viene offerta l’opportunità di distinguere meglio i giochi di forme, i mutamenti e le trasformazioni, come pure il loro isolamento o il loro assemblaggio.
Per Jana Sterbak il disegno rappresenta, quando ci si dedica, un’invenzione che inventa il suo scopritore( Pascal Quignard, Petits traités I, Paris, Gallimard, 1990).
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