Dal cinema allâastronomia, passando per la fisicitĂ ripetitiva del ricamo (interpretato dallâautore quasi fosse un mantra) e della perforazione, Syntax Parallax â prima personale di Arthur Duff (Wiesbaden, Germania 1973 â vive a Marghera) da Oredaria Arti Contemporanee, che nel 2011 aveva ospitato una sua opera nellâambito della collettiva Anteprima â è lâintroduzione allâarticolazione delle diverse parti del lavoro dellâartista americano.
Variabili che ruotano intorno al fascino dichiarato per la parola, con tutte le sue potenzialitĂ semantico-concettuali. Non è casuale che, se nella vetrina (fruibile solo dallâesterno) compare il neon rosso con la scritta âWasnât, Was itâ, scendendo i gradini dalla porta dâingresso, sia proprio lâinstallazione Gaslight (composta dai due elementi âgasâ e âlightâ) a sintetizzare lâintero percorso espositivo.
Il titolo della mostra, Syntax Parallax, deriva proprio da questo neon giallo messo a terra, âche nasce da una proiezione, un punto di vista privilegiato da cui ha fonte unâimmagineâ â spiega Duff â ânel coordinamento coerente dei fotoni allâinterno di un sistema laser, il foro dâuscita del diodo è il principio che attiva la proiezione stessa. Scendendo per la scala si ha il punto di vista privilegiato dellâanamorfosi, dellâappiattimento dellâimmagine, ma con un effetto di paralassi e man mano che si entra nello spazio, quindi nel lavoro, avviene la distorsioneâ.
Distorsione che, nel caso di questâopera, deriva dallâespressione linguistica anglo-americana (âgaslightâ/âgaslightingâ, a sua volta ereditata da Gaslight, film noir degli anni â40), riferita ad un determinato comportamento manipolatorio: âEâ la costruzione di un sistema che si espone, si rivela. Câè una sorta di comunicazione, un dare luce ad una realtĂ , che in qualche modo è autenticitĂ , ma che è anchâessa falsificata. In questo senso avviene un gap tra le posizioni che è paralassiâ. Il neon si presta particolarmente a questi meccanismi, proprio perchè âè fatto di annodamenti, corde, fili⌠non è pulito come un Holbein. Non è una perfezione dellâinganno, è volutamente un fraintendimentoâ. CosĂŹ, se la scritta appare perfettamente leggibile entrando in galleria, dal lato opposto â in uscita â rivela ambiguamente la sua natura di forma-deformata che perde la leggibilitĂ .
Arthur Duff continua ad esplorare le possibilitĂ del linguaggio nellâevoluzione dei suoi significati attraverso altri materiali come i ricami, le perforazioni, i nodi e il laser. Lite plot, under bone, I Didnât Try, Did I, no, no, nowhere, from behind, sono le scritte che danno il titolo ai vari ricami su tessuto mimetico (quelli piĂš piccoli realizzati dallo stesso Duff), in cui il processo assimilante neon/ricami è proprio quello di disfare unâidea di forma: quella che presuppone la mimetica.
La fisicitĂ ipnotica del ricamo trova un filo conduttore nei nodi del progetto seriale dedicato allâastronomo francese Charles Messier (1730-1817), autore di un catalogo di oggetti celesti fissi (nebulose e ammassi stellari) utili agli astronomi per individuare le comete.
Una curiositĂ innescata da un ritaglio di giornale con la foto di una galassia lontana anni luce, che Duff traduce in A Black Stars_M55, tentativo di rallentare (se non fermare) lâinformazione attraverso nodi neri, rappresentazione visiva di un corpo che emette luce.
Questâopera tutta nera dialoga con la fonte luminosa di Syntax Parallax: sul soffitto di neon proiettata ad intermittenza la scritta laser âThe smoking lamp is outâ. Unâespressione usata per segnalare un divieto in presenza di qualcosa di altamente pericoloso. âSi torna a questâidea del gap e dello spostamento del rivelare e scoprire tramite uno spostamento, ma anche un fruire in ogni istante una spazialitĂ che ci circonda, che appare come evento nuovoâ.
manuela de leonardis
mostra visitata il 7 marzo 2012
dal 9 marzo al 28 aprile 2012
Arthur Duff â Syntax Parallax
Galleria Oredaria Arti Contemporanee
Via Reggio Emilia 22-24, Roma
Orari: mar-sab 10-13 e 16-19.30
Info: + 39 06 97601689 (tel/fax) â info@oredaria.itâ www.oredaria.it
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