Una delle proposte più interessanti di FotoGrafia, il primo festival internazionale di fotografia di Roma, è sicuramente la mostra di Spencer Tunick (Middletown, New York 1967), in corso alla galleria Stefania Miscetti.
Da più di un decennio l’artista statunitense scandaglia il mare magnum dell’arte contemporanea creando una forma di happening in cui gruppi di persone nude invadono spazi metropolitani o scenari naturali incontaminati, costituendosi così parte integrante del paesaggio.
È stato arrestato sotto il mandato di Rudolph Giuliani con l’accusa di oscenità, quando il giorno della morte di John Lennon davanti al Dakota Building a New York ha stupito passanti e poliziotti alla vista di 300 persone nude distese in terra; ha spogliato gente comune in 30 città di tutto il mondo: modelli volontari a Basilea, nel centro di Vienna, nei 50 stati del Nord America, altre 1200 persone di ambo i sessi, di tutte le razze ed età a San Paolo del Brasile, usando la nudità della forma umana per conoscere l’unicità e la poesia di ciascun posto.
Con questo tipo di liturgia, celebrata rigorosamente all’alba in condizioni imprevedibili e di alta tensione, Tunick assiste avventurieri urbani (che in numero sempre più crescente invadono con le richieste la sua casella di posta elettronica) nel vedere la realtà in un modo diverso e nell’opporre il proprio nudo alla strada, città, mondo.
Le fotografie esposte nella galleria romana sono parte di una serie realizzata in occasione della performance di Tunick a Piazza Navona nell’aprile del 2001. I paesaggi osservati, analizzati e immortalati dal fotografo newyorkese sono gli idiosincratici agglomerati urbani immancabilmente integrati dalla nudità: il corpo urbano è vissuto dal corpo umano, nobilitato dalla bellezza, purezza e vulnerabilità della nudità di massa. Il set finale è la variegata umanità fatta forma, simmetrica o frattale, è uno scenario dantesco imbevuto dalla personale colettività, mezcla di carne e monumenti, in una piazza barocca, all’alba.
Nel moltiplicare, fondere, pasticciare e muovere, le persone nude sono solo wonderful animals, da contemplare come uno studio di anatomia. E della propria liturgia Tunick racconta:
Sometimes I feel like I am an explorer,
sometimes I feel like I am a criminal,
sometimes I feel like I am an artist.
I create my work under very stressful conditions.
While a lot of work done by contemporary artists
is very controversial,
I feel that my nudes are not controversial.
The controversy lies in the fact that
I am using the city as my landscape.
The conditions in which I create my work
are tense, crazed and unpredictable.
My models are urban adventurers.
I assist them in seeing the world in a different way.
I create dreams and I create memories
that they will hold with them forever.
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www.thebluedot.com/tunick
www.spencertunick.com
www.fotografia.festivalroma.org
jelena jovanovic
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In qualche modo mi coinvolge questo Spencer Tunic, come mai cosi' pochi commenti? Eppure e' abbastanza politico il suo lavoro soprattutto nell' usare cosi tanta materia umana******************.................