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Fino al 4.II.2018 | Massimiliano Alioto. Ghosts? | Museo Hendrik Christian Andersen, Roma

di - 1 Febbraio 2018
La secolarizzazione della società contemporanea ci ha allontanato irrimediabilmente dal soprannaturale. Eppure certi fantasmi ancora abitano le stanze dell’amore, dell’arte e dell’utopia. Fantasmi? Sono davvero tali? Il punto di domanda è necessario e a indicarne l’importanza è il titolo della mostra personale di Massimiliano Alioto, costruita su misura per i suggestivi spazi del Museo Hendrik Christian Andersen di Roma diretto da Maria Giuseppina Di Monte. “Ghosts?”, domanda il titolo. E chi sono? Lo scultore a cui è dedicato il museo, i suoi fratelli Andreas e Arthur e poi la sorella adottiva, la cognata, lo scrittore Henry James amato dal padrone di casa e l’architetto Ernest Hèbrard, sodale visionario. Riuniti, tutti insieme, per sottolineare una continuità necessaria, un dialogo impossibile, un’affinità elettiva oltre il tempo, suggellata nell’evidenza di un centenario: quello che separa l’anno di nascita dello scultore eponimo (1872) da quello di Alioto (1972). Il punto di partenza per questa mostra vibrante di memorie ed echi proiettati verso il futuro è un’intuizione acuta del curatore Gabriele Simongini, che ha invitato l’artista brindisino operante a Milano ad abitare gli spazi di quella che fu Villa Helene, con il beneplacito del Polo Museale del Lazio diretto da Edith Gabrielli. Teatro di un amore, di un fitto intreccio di relazioni familiari e creative e di un’utopia. Andersen sognava infatti di innalzare un suo World Communication Centre nelle campagne di Fiumicino, una struttura monumentale da destinare a grandi eventi, progettata come opera totale, articolata e grandiosa ma mai realizzata. A testimonianza di questo sogno restano le planimetrie e le sculture monumentali di gusto simbolista realizzate per questo scopo dall’artista statunitense di origine norvegese e romano di adozione. Le sculture, raccolte al piano terra del museo, sono protagoniste di un ambizioso intervento di Alioto, che si cimenta per la prima volta con un’installazione. Se l’arte è immaginifica e non solo mera descrizione della realtà, allora – suggerisce Alioto – può modificare la percezione del tempo e dello spazio, aprendo porte verso un altrove che si fa abitabile proprio in quanto immaginabile. Le sculture di Andersen, intrappolate in quella che fu la sua dimora, grazie all’intervento di Alioto possono finalmente raggiungere il luogo e lo scopo per cui sono state create. L’artista di oggi tende una mano verso l’artista di ieri e s’ingegna a completare il suo lavoro, immaginando aperture dello spazio-tempo attraverso le quali poter sollevare le sculture dalla loro collocazione attuale e trasportarle virtualmente verso la destinazione che avrebbe dovuto ospitarle. Per visualizzare questo vero e proprio dispositivo di teletrasporto, Alioto sottolinea semplicemente il perimetro del basamento delle sculture con delle strisce di carta di colori primari che evocano la scomposizione della luce, dilatando così nella percezione l’attimo prima della smaterializzazione, come in un effetto speciale hollywoodiano congelato nella sua incipienza. È l’incantesimo di un’arte che sovverte la fisica e vince la morte, tecnologia giocosa di un sogno liquido che attinge ai linguaggi del contemporaneo per restituire linfa a un passato che merita ancora una visione sugli schermi della nostra smemoratezza programmatica.
Massimiliano Alioto, installation view, Utopia, 2017
Questo “teletrasporto a basso costo” secondo le parole dello stesso Alioto si attiva anche nei dipinti che trovano posto invece al piano nobile della villa: trentatré scene che completano l’”Utopia” installativa che accoglie il visitatore al piano inferiore descrivendo la destinazione del teletrasporto, ovvero la campagna romana nei dintorni dell’odierno aeroporto, nel luogo che avrebbe dovuto ospitare la Città Mondiale promessa ad Andersen da Mussolini, di cui ora resta solo la reminiscenza di una “Ghost town”, come spiga il titolo della serie pittorica. In un pellegrinaggio trasfigurativo, Alioto ha percorso il perimetro dell’aeroporto dove avrebbe dovuto essere costruita la città monumentale della quale restano solo le statue, traendone fotografie che poi hanno costituito il riferimento oggettivo per una pittura liquida, pulviscolare, fantasmatica, in alcuni casi distorta o disturbata come uno schermo rotto, vibrante di luce scomposta in colori primari, amplificata in riflessi, macchiata e colata e in alcuni punti resa lucida dalla resina che si sovrappone all’olio evidenziando la possibilità di un’epifania che scompagina il nitore della visione, un patema gravido dell’occhio. Producendo pittoricamente questi disturbi dell’immagine, Alioto evoca l’apertura nel paesaggio odierno di possibili stargate attraverso i quali si materializzeranno le sculture, nel tentativo di far trovare a esse la collocazione mai avuta, almeno all’interno della sospensione dell’incredulità attivata dalla finestra-quadro. Anche in questo caso l’attenzione dell’artista – e di conseguenza dello spettatore – è su un modo incoativo di stare nell’opera d’arte, che si dà in potenza e non in atto, cogliendo la grazia di un attimo che precede l’azione e ne sospende gli effetti. Quello che conta, sembra suggerire Alioto, è il dispositivo, più che come l’opera precipiti nel suo dato oggettivo. Il risultato di questa suggestione è una mostra medium che abbraccia la casa-museo (riallestita per l’occasione con opere ripescate dallo stesso Alioto nei magazzini) e le sue presenze mai taciute – volti che tornano dal passato, anche loro distorti, in otto disegni che ritraggono i personaggi chiave della costellazione degli affetti di Andersen – trasformando l’intero ambiente in un’esperienza di consonanza ultraterrena.
Francesco Paolo Del Re
mostra visitata il 23 novembre 2017

Dal 23 novembre 2017 al 04 febbraio 2018
Massimiliano Alioto. Ghosts?
Museo Hendrik Christian Andersen
Via Pasquale Stanislao Mancini 20, Roma
Orari: tutti i giorni 9.30 – 19.30 (ultimo ingresso alle ore 19.00), chiuso il lunedì
Info: 063219089 pm-laz.museoandersen@beniculturali.it

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