Figurativo, lirico e primordiale l’italiano. Concettuale, strutturalista e geometrico l’americano. Definizioni che, in ogni caso, vanno troppo strette a due big dell’arte contemporanea come Mimmo Paladino (Paduli, 1948) e Sol Le Witt (Hartford, 1928), da sempre aperti alla sperimentazione ed al confronto.
Il loro incontro non poteva che suscitare qualcosa di originale, unico. E così è stato. Nel 2002 Valentina Bonomo, nella sede della sua galleria romana, mise in contatto i due artisti. L’invito a collaborare ad un progetto si trasformò presto in una fucina creativa e ne nacquero 24 opere su carta, iniziate dall’uno o dall’altro indifferentemente ma sempre con andamenti diversi. I fogli rigorosamente delineati dalle essenzialità minimal dell’americano venivano chiosati da Paladino con i segni intricati dell’immaginazione e del ricordo. Viceversa, gli andamenti arcaici dell’italiano erano riportati immediatamente al rigore dalle linee cromatiche delimitate da LeWitt.
A due anni di distanza dal fatidico incontro, i frutti di questo illustre ménage à deux sono stati presentati prima a Londra –in primavera all’Estorick Collection– per approdare finalmente alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Le carte sono state esposte secondo un allestimento semplice ma adatto a lasciar comunicare le opere ed a potenziare il forte impatto emotivo. Le due dimensioni parallele della razionalità e dell’emozione, del rigore e della confusione sembrano due lati della stessa medaglia. Andamenti che non sembrano ospitare due differenti tempi musicali ma, piuttosto, “un duetto musicale o una jam session” per dirla proprio con Paladino.
Ad accogliere il visitatore prima della mostra, nell’atrio della Gnam, una scultura di Paladino, Tana (bronzo, 1993). E’ una delle recenti acquisizioni della Galleria, che ha pensato bene di tributare un ulteriore omaggio ad un maestro che ha difeso -se così si può dire- la sua personalissima visione artistica, fatta di contaminazioni tra linguaggi a volte molto differenti, fino a valorizzarne tutta la sua autenticità in un accostamento così serrato come quello con Le Witt. Un andamento esaltante per gli amanti delle intersezioni culturali e un’occasione unica per i collezionisti che –carpe diem– avranno la possibilità di prendere due giganti con un foglio…
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"intersezioni culturali" epifanie di un "cosmopolitismo delle idee e delle culture"?.. conoscendo abbastanza il mondo creativo dei due artisti ritengo che si possa affermare di si..
roberto matarazzo