Sei parabole in una stanza: forme pure, assolute, perfette. Anish Kapoor (Bombay, 1954) le ha realizzate con marmi diversi, differenziandole per colore, dimensioni, capacità di assorbire la luce e –tuttavia- riuscendo a mantenere una certa uniformità. Che crea, senza bruschi cambiamenti, un abbraccio circolare, un’ulteriore parabola che guarda e segna il perimetro della montagna.
Una montagna infatti sta proprio al centro della stanza: alta ed ingombrante, rappresenta la natura, eppure ne trascende l’incombere, ne stempera la concretezza, scomponendola in oltre 300 sezioni di acciaio sovrapposte, leggermente diverse le une dalle altre. Per creare movimento nella stabilità.
Le parabole sembrano occhi silenziosi e vigili che realizzano -nelle intenzioni dell’artista e nella sua migliore tradizione poetica- una doppia finalità, di evocazione spirituale e di legame con il territorio, inteso in primo luogo come forza della natura. Prevale, secondo la tendenza dell’artista anglo indiano un senso di tensione verso l’assoluto, un atteggiamento mistico e spirituale legato alla cultura orientale, attento alla mediazione ed al tentativo di stabilire un equilibrio tra mondi diversi.
Intenzione del resto avvalorata dalla scelta di collaborare con maestranze locali, integrate nella fase di realizzazione del progetto, affinché il rispetto del contesto non si traduca soltanto in una questione di equilibrio estetico tra opera e museo. Le parabole hanno una profondità che difficilmente riesce a sottolineare la concretezza e la pesantezza del materiale, e la loro lucidità costringe a perdere il senso del centro e della superficie, disorienta la possibilità di padroneggiare l’oggetto.
L’occhio si perde dell’elemento che ha di fronte e la struttura concava sembra una naturale predisposizione all’accoglienza, un invito, un orecchio che ascolta e che, a sua volta, rimanda alla montagna. Questa, già realizzata nel 2001, trionfa al centro della stanza; l’osservano gli Specchi, di cui uno sarà definitivamente sistemato nella facciata-vetrina per sculture ideata da Roger Diener. Tutti datati 2003, le sono disposti intorno, a rivendicare una continuità di intenti e di espressione, costantemente in bilico tra spirituale e materico, tra spunti orientali ed occidentali. Attenti, soprattutto, alla poesia della scultura.
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