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Fino all’1.II.2015 | Matteo Montani, Andarsene | Museo H.K.Andersen, Roma

di - 17 Gennaio 2015
La dissoluzione, delle esistenze, delle immagini, è da sempre uno dei temi più trattati dagli artisti, in quanto intimamente connesso con la natura finitiva dell’uomo. Matteo Montani prende questo tema, ne fa il cardine della mostra al Museo H.C. Andersen (scultore danese nato cento anni prima dell’artista, e sul nome del quale è giocato il titolo della mostra), e allo stesso tempo rinverdisce la sua linea di ricerca, da tempo assestata su riflessioni fenomenologiche, inerenti la percezione visiva.
Tutto l’armamentario di effetti utilizzati dall’artista per parlarci del fantasmatico formarsi delle immagini nelle nostre coscienze – la sofficità dei toni, le trasparenze, le sovrapposizioni o abrasioni di strati di colore, le diluizioni con la trementina, e via dicendo – viene in questo caso ricalibrato e ripensato in un’ottica esistenziale più ampia: si parla di tempo, di consunzione, di trasformazione, di passaggio.
Il pezzo centrale è una grande composizione formata da volti di cera riempiti di colore, quasi maschere mortuarie ottocentesche, che durante la mostra va sciogliendosi sino al melange finale – il processo, ripreso da una videocamera, si può seguire in tempo reale dal sito www.andarsene.net. Il concetto è ribadito, in maniera forse un poco banale, da sette sculture di cera bianca più piccole, raffiguranti libri, fiori e altri oggetti tipici della pittura di vanitas, sciolte dalla fiamma di una candela durante l’inaugurazione della mostra.

Le altre opere, dipinti e un gruppo di disegni inediti realizzati tra il 2006 e il 2013, sono tutte giocate sulla diluizione, fusione, stratificazione lenta dei colori: novità l’uso del colore oro, grazie al quale l’artista ha potuto abbandonare la monocromia, e la presenza di forme antropomorfe. Anche il Tavolo dello scultore raccoglie figurine sbozzate in gesso in pieno processo di disgregazione. Mentre una particolare tecnica permette a Spettro di comparire e scomparire solo con un gioco di acqua spruzzata sul quadro.
Nel grande atelier al piano terra, dove le monumentali sculture bianche realizzate da Andersen per la Fontana della vita sembrano dissolversi nel corrusco nitore della luce, Montani ha inserito a duettare le carte della serie Esseri viventi, sagome, ombre azzurre su fondo nero. È forse il punto più suggestivo, ma anche quello in cui è più tangibile il rischio di lasciarsi andare a un estetismo di superficie.
Tutto ci parla dunque di una dimensione continuamente sospesa tra l’apparire e lo svanire, una zona confusa in cui il mondo prende o perde forma, in cui la notte diventa giorno o viceversa ( i momenti blu che precedono l’alba e seguono di poco il tramonto, di cui parla Montani in un’intervista), in cui si viene al mondo o appunto da quello si ci allontana.
Mario Finazzi
Dal 13 dicembre 2014 all’1 febbraio 2015
Matteo Montani, Andarsene
a cura di Gabriele Simongini e di Maria Antonietta Di Monte
Museo Hendrik Christian Andersen
Via Pasquale Stanislao Mancini, 20
00196 Roma, Italia
Orari: da martedì a domenica,  9.00 – 19.30 (ultimo ingresso ore 19.00)

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