Al numero 1 di via Giulia, la stupenda via rinascimentale progettata da Bramante nei primi del Cinquecento, si incontra Palazzo Falconieri, oggi sede dell’Accademia d’Ungheria, che vanta un vasto programma culturale ogni mese. Attualmente è in corso una mostra omaggio al danzatore coreografo Aurel Milloss, ungherese naturalizzato italiano. Numerosi i documenti che testimoniano l’attività e il pensiero di questo grande coreografo, che ha percorso alcune esperienze fondamentali, dalla Germania espressionista degli anni Venti, all’Europa del secondo dopoguerra, fino agli anni Settanta, contribuendo a rendere la danza una componente fondamentale dell’espressione artistica contemporanea.
Alle attente didascalie vengono in soccorso immagini fotografiche di Milloss, ritratto in pose stravaganti, dall’espressione un po’ mostruosa e con le mani sempre nervose e aperte a ghermire qualcosa. Il pensiero di Milloss è da lui stesso espresso nelle interviste che compaiono nei video: preziose dichiarazioni sulla promozione e la difesa dell’idea di una stretta collaborazione fra le arti (musica, pittura, danza e recitazione), nella creazione e nella messa in scena dello spettacolo.
All’interno di questa vocazione “interdisciplinare”, egli incarna una caratteristica tipica della danza e del teatro del Novecento, inaugurata dai Balletti Russi, di cui lo stesso Milloss era un grande ammiratore.
L’Italia fu molto importante nella definizione della sua poetica in quanto gli consentì di operare quella sintesi fra danza espressionista e formazione accademica, che caratterizzò la sua produzione più matura e che offre capolavori intensi come Il Mandarino.
Il coreografo morì a Roma nel 1988. La mostra mette in luce e valorizza l’unicità e l’importanza di documenti, fotografie, lettere autografe del Fondo Milloss e i rari volumi di storia e critica della danza, conservati presso l’Istituto per le Lettere, il Teatro e il melodramma alla Fondazione Cini.
enza di matteo
mostra visitata il 4 febbraio 2007
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