Una lettera ai censori, un invito alla riflessione al recupero della memoria di un passato recente. E’ quello che propone Carlos Garaicoa (L’Avana, 1960; vive a L’Avana), artista cubano che da tempo trasla la sua arte nell’architettura, di cui usa il linguaggio per creare sculture che parlano di sé e del mondo.
Arte e architettura, quindi, ma anche riflessione sulla città, sulla società e sulla politica: la Lettera ai censori di Garaicoa è tutto questo e molto di più. Tutto comincia con la
Ecco dunque una sfilza di foto che immortala i cinema dell’Avana, architetture ormai obsolete, ma cariche di fascino. Attraverso ciò l’artista cubano parla del suo paese, racconta della sua infanzia, della seduzioni urbanistiche dei Caraibi. Imponenti ed eleganti. Garaicoa parte dalla sua città, ma affronta temi di respiro più ampio. L’allestimento fotografico, di grande impatto emotivo, culmina nel modello ligneo di un grande cinema immaginario che lui stesso -per la prima volta coadiuvato da architetti, e con la collaborazione della moglie, degli amici e degli stessi galleristi- ha realizzato nei mesi precedenti la mostra. L’opera è monumentale,
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