Quasi contemporaneamente alla personale di Ferrara (conclusasi il 19 novembre) e poco prima dell’inaugurazione di quella di Crotone, apre i battenti a Roma Televisione cattiva maestra, mostra interamente dedicata all’opera di Mario Schifano.
Le opere esposte coprono un arco temporale che va dagli anni Settanta al 1996 -poco prima della morte di Schifano, avvenuta due anni più tardi- e provengono da collezioni private e gallerie, oltre che dalla nota emittente televisiva Telemarket. E personaggio televisivo è anche il curatore dell’evento, lo storico dell’arte Vittorio Sgarbi. Tanti riferimenti alla televisione, dunque, per un’esposizione incentrata proprio su questo argomento. Tematizzando gli effetti negativi del suo uso: effetti che Karl Popper aveva previsto già molti anni fa. E il padrino d’eccezione è proprio lui, visto che la mostra trae ispirazione da una sua intervista del 1993 (trascritta in catalogo).
I temi in ballo? La funzione educativa della televisione, l’inevitabilità di un’informazione non obiettiva, il suo potere male impiegato, l’eccesso di violenza sullo schermo. Popper suggeriva, a questo proposito, una “patente per fare TV”, riconoscimento che servirebbe a ricordare, a chi la televisione la fa, la responsabilità insita in questo lavoro. Provvedimento che andrebbe nella direzione di una limitazione della libertà, necessaria però, secondo Popper, all’espressione della libertà stessa. “Non esiste libertà che non abbia bisogno di essere limitata”, afferma.
Intorno al mezzo televisivo si costruiscono molti lavori di Schifano, che con la sua polaroid fotografava la realtà riprodotta dalla tv e la usava come bozzetto preparatorio per la realizzazione dell’opera.
Come sottolinea Sgarbi, quella di Schifano è una pittura en plein air, un impressionismo televisivo, anche se la realtà di riferimento non è quella diretta, ma quella riprodotta sullo schermo. Non c’è più bisogno di girare il mondo, la storia e il mondo entrano nelle case attraverso il tubo catodico. Personaggi televisivi, paesaggi, pubblicità, politici, giocatori di calcio, il famoso intervallo, l’immancabile ora esatta, sono solo alcuni tra i soggetti delle circa 70 opere esposte.
Continuando il tracciato della mostra. Nella serie degli anni ‘70 Schifano procede spesso dipingendo con smalto e anilina su fotografie stampate su tela, applicando poi una superficie di perspex fumé, creando così l’illusione dello schermo televisivo. Negli anni ‘90 introduce, seguito da una folta schiera di seguaci, l’uso del computer nell’elaborazione dell’immagine, che si affianca al vibrante uso dell’acrilico.
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