Lui si definiva un anarchico e attaccava imperterrito – con il suo segno inconfondibile –coerentemente sempre contro, perché di bersagli ne ha avuti tanti e su tutti ha scagliato le sue frecce acuminate, fatte di umorismo e di quell’ironia che riesce a rivelare l’aspetto più feroce della realtà.
Di Pino Zac (1930 – 1985), Dario Fo racconta divertito come sia riuscito a collezionare unragguardevole numero di querele, Luca Raffaelli cita una copertina per <i<Provaradicale – immediatamente fatta ritirare – in cui le due braccia del Colonnato di Piazza San Pietro non accolgono fedeli, ma raccolgono quattrini, al Canard Encheine non dimenticano i suoi disegni del gioco Giscartes che tanta indignazione suscitarono a Giscard d’Estaing nel 1976, da fargliene ordinare il sequestro e le vignette successive, quelle realizzate al tempo dello scandalo dei diamanti, in cui il presidente è rappresentato con un allusivo mal della pietra… E si potrebbe continuare perché quelli che lo hanno conosciuto – gli amici che sono anche stati suoi compagni d’avventura nella critica spietata affidata al riso – di aneddoti, di episodi ne ricordano tantissimi e a questi ne aggiungono altri: si compone il ritratto di un uomo indipendente, insofferente alle dinamiche del potere, critico implacabile e incontenibile della corruzione, dell’arbitrarietà, dell’ipocrisia. Così denunce, censure, provvedimenti suonano come una ‘medaglia’ al valore da leggere al contrario: la difesa dei potenti messi alla berlina diventa un attestato al desiderio di libertà mai contraddetto.
A Pino Zac – precipitosamente scomparso, come dicono al Canard senza nascondere la nostalgia – vignettista, scrittore, sceneggiatore, animatore, cartoonist, regista, scenografo, anarchico mai guarito è dedicata una mostra, allestita fino al 12 aprile negli spazi delle Salette del Palazzo delle Esposizioni: una raccolta di disegni, schizzi a colori, copertine e pagine di riviste con le sue vignette, dal Male, all’Anamorfico, al Canard Encheine, al Journal des Proces… il tratto è nervoso, insiste sui contorni, nei volti accentua le espressioni ferine, le rughe grottesche, sottolinea la rapacità, la grettezza, la furbizia maligna, l’inconsapevole comicità, l’insanabile squallore. Dalle alte gerarchie ecclesiastiche alle prese con le lusinghe ed i compromessi del potere, al Papa con i guantoni che tenta di far ‘rigare dritto’ i cardinali a forza di ‘occhi neri’, alle vicende politiche italiane e francesi, ai giudici addormentati al momento opportuno o simili ad oscure personificazioni di una macchina kafkiana, alla città, simile ad un rebus, all’ultimo pedone schiacciato tra le automobili, alle carte da gioco con espliciti riferimenti sessuali, alla serie realizzata per Piano Time con compositori del passato e pianisti celebri.
Ecco Pino Zac: ci sono anche i disegni per il Cavaliere Inesistente di Calvino (ne ha realizzato un film d’animazione), fondali con i colori trasparenti e le forme di sogno. Attendono di essere abitati.
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