Una mostra per esporre tutte le riviste d’arte che escono sulla faccia della terra. Da quale filosofia nasce Wayleave?
Il mondo dell’arte è sempre più stretto da una fitta rete di comunicazione che avvicina esperienze simili in luoghi lontani. L’espansione dell’informazione in questo senso rispecchia l’espansione dei musei, gallerie, centri d’arte oltre che a biennali e altri grandi eventi. Portare in una dimensione espositiva l’informazione significa combinare in uno stesso spazio due diverse dinamiche entrambe in forte crescita. L’esperimento è quello di rendere concreta e visibile in un unico spazio la galassia informatica dell’arte e nello stesso tempo mostrare che la realtà dell’informazione è molto vasta e differenziata. Il progetto nasce anche da una forte esigenza locale, Roma, infatti è tagliata fuori dalla distribuzione delle riviste internazionali.
In Italia non è mai stato fatto niente del genere. Vi sono esperienze internazionali?
Ci sono state delle esperienze simili, che hanno puntato piuttosto sul concentrare una tipologia di riviste. Il Traveling Magazine Table di Nomads & Residents, a New York da Art in General l’anno scorso, puntava soprattutto a raccogliere materiali che avevano difficoltà nella distribuzione.
Quanto è durato il periodo di ricerca? Quali sono state le difficoltà maggiori? E quali sono state le modalità di ricerca?
La ricerca è durata più di un anno e ha avuto due percorsi: internet e l’indagine diretta nei diversi luoghi. Ci hanno anche aiutati gli artisti che abbiamo incontrato in giro per il mondo. Il problema più grande è stato quello di trovare traccia delle riviste che esistono da poco o che non hanno grande diffusione. Un altro problema? Spesso le riviste hanno una esistenza irregolare.
Dai risultati cosa emerge? Qualche curiosità, qualche cosa inattesa…
È interessante vedere come attraverso le riviste si può decifrare l’attenzione verso l’arte contemporanea nei diversi paesi. Ci sono molte realtà nuove che vogliono farsi sentire, che hanno voglia di comunicare, e spesso il mezzo più pertinente è la rivista. Le nuove realtà interessanti sono i paesi dell’est Europa come la Romania o la Polonia.
Come verranno esposte le “opere”? Come avete studiato l’allestimento?
Lo spazio sarà un po’ lo specchio delle molteplici maniere di confrontarsi con una rivista. Sarà diviso in varie zone: alcune raccoglieranno tipologie diverse di riviste, altre saranno caratterizzate dai diversi modi di leggere le riviste. Ci saranno “luoghi” di ricerca o di relax. Non mancheranno spazi dedicati alle riviste on-line tramite delle postazioni con computer e per vedere gli inserti sonori e visuali all’interno delle riviste. Inoltre ci sarà un angolo per abbonarsi alle riviste.
Durante le tre settimane di mostra si terranno degli eventi, degli incontri, delle conferenze?
Wayleave non è solo una mostra è un work in progress; vuol dire che è un progetto in continua evoluzione. Quest’evoluzione è rappresentata anche da alcuni incontri sul tema delle riviste, in cui si confronteranno le diverse esperienze internazionali.
Per Wayleave avete scelto uno spazio ex-industriale. Nel quartiere dell’Ostiense che è il quartiere ex-industriale per eccellenza nella capitale. Per quale motivo?
È uno spazio espositivo interessante all’interno di uno degli esempi più importanti di archeologia industriale a Roma. Quello che c’interessa è anche il quartiere dell’Ostiense, un luogo estremamente vivace che garantisce un pubblico giovane e curioso. Il posto inoltre è funzionale e estremamente affascinante.
Sembra un progetto piuttosto aperto ad upgrade successivi. Che tipo di sviluppi avete pensato? Porterete la mostra in giro? La doterete di strutture fisse come un sito…
Dopo la mostra che resterà aperta al pubblico per tutto il mese di aprile, il progetto Wayleave continuerà, ampliando la ricerca sulle riviste d’arte e architettura attraverso il sito internet www.wayleave.net. Nell’autunno Wayleave comincia il suo viaggio, partendo da un importante museo straniero.
a cura di massimiliano tonelli
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