Due mostre, due diversi sguardi sul mondo raccontano cinquanta anni di fotografia americana attraverso 100 scatti in un rigoroso bianco e nero, e documentano la vastità del lavoro ed il talento di due grandi fotografi.
Introducono il percorso espositivo le immagini Alfred Eisenstaedt (Dirschau, 1898) il cui esordio si deve all’istantanea scattata ad una giocatrice di tennis, venduta per tre marchi al Der Welt Spiegel. E’ il 1927. In questi anni, attraverso l’obiettivo della sua Leica, Eisie -per gli amici- dedica interi servizi fotografici alle mondane stagioni invernali di St. Moritz e realizza numerosi ritratti. Tra i tanti che si stagliano tra le pareti della sala emerge la splendida Marlene Dietrich, seguita dal ritratto di George Bernard Shaw e da quello di Joseph Goebbels con il suo minaccioso sguardo.
Eisenstaedt restituisce immagini semplici e dirette che non mirano ad esaltare e idealizzare i volti dei vip ma a restituire un istante di reale intimità. Il ritratto rimarrà il suo punto di forza per tutta la carriera anche se l’immagine destinata a divenire una tra le più celebri della storia del fotogiornalismo è l’istantanea de Il bacio, scattata a Times Square. Inviato in Italia nel 1933 immortala il primo storico Incontro tra Hitler e Mussolini. Due anni dopo, costretto ad emigrare negli Stati Uniti, entra far parte della redazione di Life nel 1936, per la quale nel corso della sua esistenza realizzerà circa novanta copertine e duemilacinquecento servizi.
In nome della sua grande passione per le fonderie industriali, l’esposizione dedicata a Margaret Bourke-White (New York, 1904) è introdotta dalle alte Ciminiere del Cleveland e dagli Idrogeneratori delle cartiere di Oxford immortalate a poco più di vent’anni e rilevate con intensi contrasti chiaroscurali che conferiscono drammaticità ad immagini sature di poesia. “A quell’età la fonderia rappresentava per me il principio e la fine di ogni bellezza” scrive nella sua autobiografia Il mio ritratto,
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roberta vanali
mostra vista il 21 giugno 2003
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