Duecentocinquanta opere di Stanis Dessy sono visibili per tutta l’estate al Masedu di Sassari ex saponificio che, conclusi i lavori di ristrutturazione, si appresta a divenire il nuovo Museo d’Arte Contemporanea della Sardegna settentrionale.
Concezione espositiva, quella per raccontare Dessy, tanto chiara quanto azzeccata: nelle sale a destra dell’ingresso l’opera giovanile; in quelle di sinistra l’opera matura. Scelta tutt’altro che banale, che vede come spartiacque la fine degli anni venti, e il passaggio da una pittura incisiva, da iperrealismi asciutti e rivelatori con pigli da nuova oggettività tedesca, ad una produzione più serena, rilassata, tutta paesaggi e nature morte.
Già due retrospettive hanno raccontato l’artista arzanese: una nel 1987, l’altra nel 2000 a Padova. Tutte belle ma prive, come invece non lo è quest’ultima, di un vasto numero di opere che raccontano un inedito Dessy: ceramista, scultore, illustratore e designer.
La lunga prospettiva delle sale, attira l’occhio fino in fondo – c’è il ritratto di Ada… bellissimo! – ma
Tra le opere più interessanti della ‘prima produzione’, le grandi tele eseguite nel 1926 per la Sala delle conferenze delle Ferrovie di Cagliari; i ritratti dei mendicanti; e su tutti la Zia Remondica, una delle tele più belle del Novecento sardo. Per tutte queste opere la regola è sempre la stessa: indagine iperottica e segno incisivo con risultati da neue sachlichkeit. Ma a parte qualche eccezione, per Dessy, è più corretto parlare di realismo magico, di una sospensione metafisica, visibile nelle limpide marine, come negli alberi tagliati dalla luce. Tra incisioni, ritratti, e nature morte, si arriva alla sala dedicata alla moglie Ada [oli acquerelli disegni e sculture], qui anche i mobili progettati dall’artista, mobili dalle linee essenziali votati ad una modernità funzionale, lontani da folklorismi Decò tanto in voga nella Sardegna del tempo.
Ad accoglierci nell’ala sinistra del museo, tre nudi, notevole quello ad acquerello del ’33, altrettanto le xilografie, che rivelano virtuosismi tecnici non comuni.
Il legame con il regime Fascista è rappresentato dalla grande tela, mai consegnata, per il Tribunale di Sassari, accompagnata in mostra dalla serie di disegni acquerellati, e bozzetti che ne hanno costituito la difficile gestazione. Le numerose opere a cera molle, insieme a delicati acquerelli, guidano il visitatore verso il termine di questa mostra, tra ironiche caricature, cantieri navali e vedute di Cagliari con macchine in sosta. La pennellata è ora rapida, sommaria, ma sempre e comunque quella di un grande maestro del Novecento.
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è un peccato che per vedere l'opera di artisti sardi si debba sempre fare i conti con il mare! quando approderanno sulla terraferma?