Nei primi mesi del 1927, il
quindicenne
Aligi Sassu (Milano, 1912 – Palma di Maiorca, 2000) acquistò una copia di
Pittura
Scultura Futuriste (Dinamismo plastico) di
Boccioni, edito nel 1914: vi erano riprodotte una cinquantina di
opere dei futuristi.
Erano i primi approcci di Sassu
con la pittura d’avanguardia. Nel 1927 si presentò assieme all’amico
Munari da
Marinetti portando dei disegni, alcuni
ispirati a
Mafarka, il futurista scritto dal fondatore del Futurismo. I suoi lavori e
quelli di Munari piacquero a Marinetti, che li definì “
due speranze
dell’arte italiana”.
Alla fine dell’anno, Sassu partecipa alla
Mostra di trentaquattro pittori
futuristi presso
la Galleria Pesaro, esponendo
La madre. Nel 1928, alla XVI Biennale di Venezia, con
l’appoggio di Marinetti partecipa con il gruppo futurista e ha il privilegio di
esporre due opere:
L’uomo che si abbevera alla sorgente e
Nudo plastico. Su 199 artisti invitati, solo a
45 (sei dei quali futuristi) la giuria concesse di esporre più di un’opera,
perché meritevoli di particolare rilievo.
In
L’uomo che cammina, e
Motociclista (1927) la prospettiva ardita e aggressiva, le campiture piatte di colore si
alternano a zone di profondità e volumetria dall’aspetto artificiale, come in
Balla, mentre in
Dinamismo di un
robot l’uomo
meccanico rappresenta l’interesse per la meccanica futurista di
Prampolini e
Fillia. Nel 1928 Sassu e Munari redigono
il
Manifesto della pittura, che si collega alle teorie di Boccioni del dinamismo
plastico, ma aspirando a superarle.
Sassu “sente” il Boccioni di
Linea
unica della continuità dello spazio e della scultura
Forme uniche nella continuità nello
spazio, cui fa
riferimento nei disegni
Fabbro,
Minatore e
Uomini che lottano, così come i pastelli monocromi eseguiti con
colore verde acido, azzurro freddo, violetto per illustrare
Mafarka sono influenzati dai modi
boccioniani (datati 1928, ma potrebbero essere quelli del 1927 presentati a
Marinetti).
Il tratto sinuoso, serpeggiante e
allungato riecheggia
Previati, ma il colore verde dei pastelli e il liquefarsi delle
forme rimandano alla prima versione del
Trittico degli Stati d’animo di Boccioni. Nell’
Unicorno, in
Leonessa, Leone, e
Cavallino rampante rielabora
Depero.
Il Porto e
Studio
per “Porta Venezia” citano
Severini e il suo modo di trattare la vegetazione e gli alberi, mentre
La Fucina e
Fabbriche rimandano a Fillia e
Pannaggi.
Opere di carattere primitivista e
dalla semplificazione geometrica sono
I costruttori,
Paesaggio industriale e
Fabbriche, che saranno poi sviluppate negli
anni ‘30, quando Sassu approderà agli
Uomini Rossi e alla strada che lo porterà alla
sua affermazione nell’arte.