Il filo lavorato ora trasversalmente, ora longitudinalmente, virtuale o reale, colorato e intrecciato secondo una tradizione che affonda le sue radici nella storia antichissima dell’isola di Sardegna, diventa pretesto per una mostra d’arte contemporanea.
Il mito di Aracne , sembra risplendere di nuova luce negli anni ‘50 del Novecento per volere di due importanti artisti sardi: Eugenio Tavolara e Mauro Manca. Il primo si preoccupa di dare nuovi impulsi alla tradizione tessile, ripulendola da contaminazioni e facili folklorismi. Il secondo, contribuisce al rinnovamento, allargando la sua produzione artistica alle arti applicate, seguendo i dettami del laboratorio artistico per eccellenza “il Bauhaus ”. Con lo stesso spirito del laboratorio tessile attivo nella scuola tedesca, le novità dell’arte isolana sposano la manifattura artigianale, trasformando l’innovazione artistica in oggetto reale, utile.
I pattern della fine degli anni 50, utilizzano la ripetizione di un robusto tema segnico, replicando effetti di dripping con un’efficacia tale, da trasformare le tessitrici sarde in incredibili esecutrici del nuovo. Altrettanto moderne alle sperimentazioni di Manca, appaiono i temi del repertorio tradizionale, così ecco comparire pavoni, castelli stilizzati, forme geometriche dal valore simbolico antichissimo che, da marginali decorazioni, diventano assoluti protagonisti del repertorio grafico contemporaneo.
La nuova via della tessitura artistica isolana è oramai tracciata e sulla scia di Tavolara e Manca, altri rappresentanti dell’arte si avvicinano a questa tecnica, progettando arazzi, tappeti, e trame di preziosi tessuti. I risultati di quella produzione sono ora visibili nella Sala delle Volte dell’Ex-Mà di Cagliari che, dopo l’importante mostra ospitata negli stessi locali sulla ceramica artistica, butta l’occhio sulla migliore produzione tessile contemporanea. La mostra, ideata e realizzata da Caterina Virdis Limentani, raccoglie oltre alle opere di Manca e Tavolata, anche quelle di Aldo Rossi, Bruno Contieri, Paola Dessy, Aldo Contini, Giuliana Fanelli; per un totale di circa 40 pezzi tra Tappeti e arazzi. Non mancano tuttavia le variazioni sul tema, come per esempio l’istallazione di Maria Lai, che con il finto telaio-scultura introduce la mostra; oppure la videoinstallazione di Tonino Casula che realizza, con una serie di punti in movimento, una tessitura tutta virtuale.
Alla mostra sul filo dell’arte si aggiungono anche le opere dell’artista-artigiana, Eugenia Pinna di Nule (NU). Designer moderna, la Pinna non rinuncia alla lunga tradizione precedente al suo operato che intelligentemente utilizza reinterpretando partiture tradizionali come quella dell’ambisues, che trasforma in geometrico rombo allungato da riprodurre infinite volte, secondo vari schemi geometrico-ortogonali. I lavori di Eugenia Pinna, dai piacevoli colori pastello, rimarranno esposti fino al 7 dicembre del 2001.
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