Proviamo ad immaginare una collezione di teatrini in miniatura dal settecento fino ai giorni nostri, alcuni disegni della ‘Scuola Romana’, il mantello di Nurejev accompagnato da eleganti abiti delle sorelle parigine Callot, fino ad un cassone nuziale dipinto dal Peruzzi, il tutto all’interno di un involucro firmato Vittorio Gregotti. Qualcuno, visti gli accostamenti a dir poco bizzarri, penserà di trovarsi nel bel mezzo di un’asta, magari da Christie’s, si sbaglia! Non siamo, infatti, nella versione blasonata di Porta Portese e nemmeno in una prestigiosa casa d’aste, ma nell’originalissimo museo nato da una parte della collezione di Don Nanni Guiso che, in sessantacinque anni ha messo su un’incredibile raccolta di cose belle.
Nel Palatzos Vetzos, ex residenza dei nobili Guiso di Orosei, poi caserma dei reali carabinieri, trova dimora la più grande collezione di piccoli teatrini d’epoca provenienti da tutta Europa. Collezionista attento e raffinato Don Nanni, come i suoi compaesani lo chiamano ancora, si è divertito a giocare con boccascena, luci e scenografie di teatrini professionali, diorami o giocattolo donati nel 2000 al comune della Baronia.
Ecco allora comparire le luci di una Venezia notturna, le scene del Don Carlos, quelle della Traviata, del Manon Lescaut proveniente da Berlino (con vasi di Capodimonte e dettagliatissimo corredo da toilette in oro) e ancora, marionette, legni cesellati e fondali decorati a mano. Un vero trionfo per gli amanti della miniatura.
Ma come ho già detto all’inizio la collezione è varia e i cambi sono repentini quindi: altra sala altro tema. E’ la volta dei disegni di Severini, Mafai, Scipione, Maccari, Guttuso, Cagli, fino al ritratto di Alberto Moravia di Pasolini. C’è poi la biblioteca sarda di libri antichi, l’unica a possedere un volume di storia della magia del 1587, e ancora, percorrendo una piccola scala, lo spazio dei costumi di scena e dell’alta moda. Protagonisti delle sale successive sono, infatti, gli abiti dalle Callot datati 1880, dei bellissimi Dior degli anni ’50, fino agli odierni Versace e Valentino, regalati al Guiso dalle sue amiche e sulle quali il donatore ha tenuto il massimo riserbo.
La quadreria di questo singolare museo – il più bello secondo il proprietario – oltre alla collezione di disegni, possiede un’opera di grandi dimensioni di Michele Camarano, (presente nello studio del Duce ed acquistato ad un’asta al Lingotto di Torino), una grande tela con Il Sacrificio di Elia del coroniano, Raffaello Vanni 1595/1673, e una tela, sempre del Vanni, unica superstite di una serie trafugata dall’Apparita, residenza senese del donatore. Ma il vero ‘tesoro’ dell’ultima sala denominata Siena, oltre alle opere sopra citate e agli argenti settecenteschi, è il prezioso cassone nuziale di Baldassarre Peruzzi realizzato per la famiglia Capponi di Firenze.
«Questo museo è un gioioso capolavoro donato al mio paese bianco di calce e di sole, quasi un miraggio orientale ».
andrea delle case
visto il 17 luglio
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